lunedì 8 settembre 2014

Per la condanna basta un’interrogazione contabile, non servono le dichiarazioni

Condannato in Appello per il reato di dichiarazione infedele, ometteva di (fatturare e) indicare una serie di vendite immobiliari, il contribuente, adiva senza successo la Cassazione, rimproverando alla Corte di merito di aver fondato il giudizio di responsabilità sulla base di una mera interrogazione contabile e non già sulle dichiarazioni. A ciò la difesa aggiungeva la contraddittorietà della motivazione, per aver i giudici ritenuto priva di fondamento la pretesa di detrarre dagli elementi attivi non indicati in dichiarazione il costo degli immobili.

Così facendo, lamentava il contribuente, la Corte di merito aveva ritenuto omessa per principio l’indicazione degli elementi attivi, facendo ricadere su di lui la prova di non aver precedentemente detratto i costi dalla dichiarazione. Gli Ermellini, con la sentenza del 4 settembre, n. 36858, reputando entrambe le censure manifestamente infondate, dichiarano inammissibile il ricorso. Nulla può essere opposto alla verifica fondata dall’Appello sulle interrogazioni alla banca dati dell’ufficio impositore oltre che sull’esame del bilancio, in cui si attestava, contrariamente al vero, che i menzionati immobili non erano stati ancora venduti ma si era incamerata solo una caparra.

Per la Cassazione “è evidente” che la banca dati riporti anche il contenuto delle dichiarazioni fiscali, risultando, dunque, insindacabile. In merito, invece, alla seconda censura, per la Corte, l’Appello, lungi dall’addossare l’onere probatorio al contribuente, fondava la prova dell’avvenuta detrazione dei costi sulla base di elementi certi, prendendo in considerazione anche i dati di bilancio, in cui risultavano regolarmente riportati.

Fonte: Fiscopiù - Giuffrè per i Commercialisti - www.fiscopiu.it/La Stampa - Per la condanna basta un’interrogazione contabile, non servono le dichiarazioni

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