lunedì 24 ottobre 2022

Mutui variabili con "floor": la clausola è vessatoria.

In questo periodo di forti rialzi dei tassi di interesse sembra quasi impossibile pensare che fino a non molto tempo fa ci fossero tassi pari o addirittura sotto lo zero. Una manna per i mutui a tasso variabile: più i tassi si abbassano, minori sono gli interessi che il cliente deve alla banca. In caso di interessi di mercato (Euribor) negativi la banca si troverebbe costretta a far pagare al mutuatario meno dello spread deciso nel contratto di mutuo.
Non è stato così invece per chi ha sottoscritto mutui con una speciale clausola (detta "floor) che impediva agli interessi di scendere sotto una certa soglia (e quindi di avvantaggiarsi degli interessi di mercato negativi). Ecco, ora questa clausola è stata dichiarata vessatoria anche da una sentenza della Corte d'appello di Milano. Devono quindi essere rimborsati tutti i consumatori che hanno sottoscritto un mutuo variabile con floor e che hanno pagato rate più alte di quelle dovute dal 2015 in avanti perché non hanno potuto beneficiare dell'Euribor negativo. Un rimborso decisamente interessante perché, ad esempio, per un mutuo che nel giugno 2015 aveva un residuo di 100.000 euro e una durata residua di 120 rate, si ha diritto di ricevere dalla banca ben 1.508 euro.
Che cos’è il floor e perché è vessatorio
Con il termine floor (letteralmente "pavimento") si intende una soglia minima, al di sotto della quale il tasso di interesse del mutuo variabile non può scendere. Sulla carta può sembrare interessante ma, in realtà, quando i tassi di mercato scendono o, addirittura, diventano negativi, il floor finisce per essere vantaggioso esclusivamente per la banca. Sul tema si è già espressa anche Banca d'Italia, che ha richiamato gli operatori per aver applicato un floor ai propri clienti, senza però che questo venisse comunicato nei contratti. Anche qualora venisse comunicata nei contratti, la presenza del tasso floor rappresenterebbe comunque una clausola vessatoria per i clienti, senza contare che è una condizione contraria al Codice del consumo, perché non facilmente comprensibile dai consumatori. Al momento della stipula, infatti, un consumatore consapevole non accetterebbe mai di avere un floor, perché questo significherebbe rinunciare a un vantaggio (la possibilità di pagare meno interessi) senza avere qualcosa in cambio (meno spese nel mutuo o uno spread più basso, per fare due esempi).
La decisione della Corte di appello di Milano
La Corte di Appello di Milano considera la clausola vessatoria nei contratti e questo è un precedente importante perché di solito la vessatorietà di questa clausola è esclusa visto che riguarderebbe una parte essenziale del contratto, quella di definizione delle rate da pagare. Il Giudice invece ha dichiarato la clausola vessatoria perché in realtà il floor è una clausola accessoria, il cliente può infatti pagare le rate secondo le previsioni del contratto, anche senza il floor. 

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