mercoledì 3 agosto 2016

Pokemon Go: prima disamina dei problemi legali

Il 15 luglio anche l'Italia ha visto l'uscita dell'attesissimo e molto discusso Pokemon Go, un'applicazione per smartphone in cui ogni utente deve materialmente spostarsi per il mondo reale alla ricerca di pokemon da catturare, i quali vengono visualizzati sullo schermo del proprio dispositivo attraverso un sistema che sfrutta la fotocamera dello smartphone e la geolocalizzazione.
Rispetto a questa nuova applicazione si presentano però dei possibili profili problematici dal punto di vista legale, sotto diversi aspetti.
Un primo profilo critico riguarda la possibile violazione della proprietà privata che il meccanismo di gioco potrebbe comportare. I pokemon che i singoli utenti cercano di catturare sono virtualmente posti in varie località, generalmente luoghi pubblici come ad esempio monumenti; tuttavia, si è già registrato negli Stati Uniti un caso in cui un'area privata è stata indicata come palestra del gioco, e cioè luogo di incontro in cui i pokemon possono combattere tra loro e allenarsi.
Ci si chiede quindi se in questo modo non si contribuisca in qualche modo alla violazione della proprietà privata, che è un diritto assoluto di cui il titolare può godere in modo pieno, escludendone gli altri. Innanzitutto ci si chiede se sia possibile apporre su proprietà materiali degli elementi che siano solo virtuali e se il diritto di proprietà del singolo si estenda in qualche modo anche allo spazio virtuale. In secondo luogo, qualora vi fosse una responsabilità penale dei singoli giocatori che, pur di raggiungere gli obiettivi di gioco, violino la proprietà privata, ci si chiede se qualche forma di responsabilità possa essere riconosciuta anche ai designers dell'App e quindi alla società sviluppatrice, la Niantic, per aver indotto gli utenti a violare la proprietà privata.
Un altro profilo problematico riguarda i problemi di sicurezza e di conseguenti possibili sinistri legati al gioco.
Pokemon Go sta raggiungendo tali livelli di frenesia che spesso i singoli utenti sono così concentrati da non prestare la dovuta attenzione al mondo che li circonda, giungendo persino a utilizzare il cellulare mentre sono alla guida. Non si tratta di un problema da sottovalutare, dal momento che già si è verificato negli stati Uniti il caso di un ragazzo che, assorto nel gioco, ha diretto la propria autovettura contro un albero. Il codice della strada prevede all'art. 173 comma 2 uno specifico divieto all'uso di apparecchi radiotelefonici mentre alla guida, dovendosi estendere tale divieto non solo alle comunicazioni telefoniche ma anche a tutte le operazioni che siano idonee a distrarre il conducente in modo tale che non abbia il controllo sul veicolo.
È chiaro che in caso di sinistro stradale la responsabilità cadrebbe unicamente sull'utilizzatore che liberamente scelga di usare l'applicazione al volante; tuttavia, la possibilità che si verifichino sinistri non si ferma qui. Si pensi ad esempio al caso in cui venga designata come luogo in cui trovare pokemon un'area potenzialmente pericolosa per gli utenti. Nel caso in cui il giocatore, nel tentare di raggiungere tale luogo pericoloso, effettivamente si procuri un danno, ci si chiede se qualche forma di responsabilità possa ricadere sul designer che ha scelto quel luogo e quindi sulla società. In particolare, la domanda che suscita un tale scenario è se forse non esista un dovere di diligenza a carico della società per evitare che gli utenti incorrano in possibili eventi dannosi.
Tali questioni non sono poi così astratte e lontane. Nella pagina web dedicata ai termini di utilizzo del gioco viene ricordato agli utenti di "restare consapevoli dell'ambiente circostante e giocare in tutta sicurezza", così come viene raccomandato di non violare o tentare di violare la proprietà privata senza autorizzazione. E non solo. È prevista la condizione per cui il singolo utente, accettando i termini di utilizzo, rinunci al proprio diritto ad essere attore principale in cause o parte in azioni collettive contro la Niantic, rimettendo la questione ad un arbitrato individuale e vincolante, fatta eccezione soltanto per alcuni tipi di controversie e per il caso in cui rinunci espressamente a tale condizione entri trenta giorni dall'accettazione. Risulta spontaneo chiedersi se tali clausole siano idonee ad escludere qualsiasi forma di responsabilità della società, che, in questo modo, sembra riconoscere implicitamente le possibili problematiche dell'applicazione.
Non si devono infine dimenticare i problemi di privacy legati in generale al mondo delle applicazioni, che nel caso di Pokemon Go sono sembrati ancora più critici. Nei giorni scorsi si sono sollevate diverse voci di preoccupazione legate alla violazione della privacy degli utenti, dal momento che il download richiedeva tra le varie modalità per registrarsi l'accesso completo all'account Google del singolo utente. In realtà la Niantic ha presto risposto alle paure di intrusione nella sfera privata dei singoli users, attivandosi per far si che Pokemon Go richieda solo l'accesso a informazioni basilari come il nome utente e l'indirizzo mail e affermando che si era trattato di un mero errore.
Tuttavia, anche se la problematica sembra risolta, restano i dubbi in materia di tutela della privacy che riguardano le applicazioni in generale, ma ancor più Pokemon Go, che viene spesso utilizzata da minori e che sfrutta il meccanismo della geolocalizzazione, tracciando il giocatore in ogni momento.

Fonte: www.ilsole24ore.com/Pokemon Go: prima disamina dei problemi legali

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