mercoledì 3 agosto 2016

“Ti faccio fare un ‘Tso’!”: lo sfogo del medico può diventare una minaccia

Parole frutto, in apparenza, di un momento di rabbia. Esse, però, sono pronunciate da un medico e rivolte a una paziente. Tale legame tra le due persone coinvolte cambia la valutazione della frase.
Rapporto. Per il Giudice di pace l’espressione utilizzata dall’uomo, per quanto «minacciosa» in apparenza, non è comunque «idonea a produrre effetti intimidatori». Le parole pronunciate, cioè «Io chiamo la polizia e ti faccio fare un ‘Tso’», non potevano avere ripercussioni sulla persona a cui essa erano rivolte.
Ciò ha giustificato «l’archiviazione del procedimento penale» nei confronti del medico.
Decisione messa ora in discussione, però, dai magistrati della Cassazione con la sentenza n. 27915 depositata lo scorso 6 luglio. A loro dire, difatti, è stato trascurato il contesto della vicenda, ossia il rapporto esistente tra le persone coinvolte: lui «medico» e lei «paziente». Questo elemento, secondo i giudici, deve far riconsiderare il peso delle parole impiegate dall’uomo. Lui, da «medico», «poteva attivare le procedure prospettate», ossia il ricorso al ‘Tso’, e la donna era consapevole della propria posizione di debolezza…
Rimane in piedi, quindi, l’ipotesi del «reato di minaccia», su cui dovrà nuovamente pronunciarsi il Giudice di Pace, valutando con attenzione le posizioni delle due persone coinvolte.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/“Ti faccio fare un ‘Tso’!”: lo sfogo del medico può diventare una minaccia - La Stampa

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