Otto giorni passati – inconsapevolmente – sotto l’‘occhio’ occulto delle telecamere delle forze dell’ordine. E in due giornate la maestra – è lei la ‘protagonista’ delle riprese video – abusa della propria posizione, maltrattando due alunni. Ma quelle immagini sono solo a corredo dei resoconti fatti dai bambini – componenti della seconda classe di una scuola elementare – ai propri genitori. Reggono, così, le accuse di maltrattamenti. E ciò rende legittima l’applicazione, nei confronti della maestra, degli arresti domiciliari (Cassazione, sentenza 27099/15).
Chiara la contestazione mossa nei confronti di una donna: è finita nel mirino della giustizia per i presunti «maltrattamenti in danno degli allievi della classe seconda elementare a lei affidati quale docente». E, alla luce dei «racconti» dei bambini e di alcune «videoriprese», per i giudici di merito è legittima la misura degli «arresti domiciliari». Su questo punto sono centrate, ora, nel contesto della Cassazione, le proteste della donna, la quale sostiene la tesi del semplice «abuso dei mezzi di correzione». A suo dire, in sostanza, è mancato il «connotato tipico dell’abitualità», anche perché le «captazioni visive, realizzate nell’arco temporale di otto giorni» hanno consentito di «comportamenti qualificati come maltrattamento solo due giorni».
Allo stesso tempo, la donna, richiamando il «filmato», sostiene che «non risulti il turbamento degli alunni», anche perché i suoi «comportamenti» avevano «finalità educativa», essendosi concretizzati «solo ai danni dei due alunni che non si attengono alle regole di comportamento nell’ambito della scolaresca». Tale visione, però, viene ritenuta risibile dai giudici del ‘Palazzaccio’, i quali ribattono, subito, che decisive, nelle accuse nei confronti della maestra, non erano solo le «riprese video» ma anche le parole dei bambini, i quali «avevano ricostruito l’accaduto con i propri genitori, identificabile in aggressioni fisiche, uso di appellativi spregiativi, sottrazione di merende, uso di argomenti che intimorivano i minori». Di conseguenza, non si può parlare di semplice «abuso dei mezzi di correzione», anche perché non ci si è trovati di fronte a «singole e specifiche attività di contrasto alla vivacità dei minori», bensì a «comportamenti sistematici» tenuti dalla maestra nei confronti dei suoi piccoli allievi. Tutto ciò spinge a ritenere assolutamente legittima l’applicazione della misura degli «arresti domiciliari» nei confronti della donna.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Offese ai piccoli alunni e merendine sequestrate: ‘domiciliari’ per la maestra - La Stampa
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martedì 4 agosto 2015
Offese ai piccoli alunni e merendine sequestrate: ‘domiciliari’ per la maestra
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