venerdì 12 dicembre 2014

Spingere qualcuno contro un muro è come picchiarlo

Il termine percuotere, secondo l'articolo 581 del codice penale, non significa soltanto battere, colpire, picchiare, ma è comprensivo di ogni "violenta manomissione dell’altrui persona fisica", perciò nella definizione rientra anche la spinta, come "energia fisica esercitata con violenza e direttamente sulla persona". Lo ha stabilito la Cassazione nella sentenza 51085/14.

Il caso

Il Tribunale di Milano conferma la sentenza del Giudice di pace che ha condannato l’imputato in relazione al delitto di cui all’art. 581 c.p. (percosse). L'imputato ricorre in Cassazione. La Suprema Corte ritiene infondato il rilievo sulla impossibilità di configurare il delitto di percosse che non consiste nell’avere l’imputato, come affermato dal ricorrente, preso per il bavero la persona offesa, ma, come emerge dalla approfondita valutazione svolta dal Giudice di merito, nell’averlo strattonato per un braccio, spingendolo contro un muro, in modo da procurargli lievi contusioni.

Infatti, ricorda la Corte, il termine percuotere non è assunto nell’art. 581 c.p. nel solo significato di battere, colpire, picchiare, ma anche in quello più lato, comprensivo di ogni violenta manomissione dell’altrui persona fisica, con la conseguenza che in tale ambito previsionale rientra anche la spinta, la quale si concreta in un’energia fisica esercitata con violenza e direttamente sulla persona.

Inammissibile, poi, il rilievo sulla legittima difesa, così come quello sull'attenuante della provocazione. Per quest'ultima è necessario che l’offeso concorra volontariamente a determinare l’evento del reato e non è, invece, sufficiente che il suo comportamento abbia costituito, come ritenuto dal ricorrente, semplicemente il movente della condotta dell’imputato. Per tutte queste ragioni la Cassazione rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - Spingere qualcuno contro un muro è come picchiarlo

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