Non integrano la condotta di ingiuria le espressioni verbali che si risolvano in dichiarazioni di insofferenza rispetto all’azione del soggetto nei cui confronti sono dirette e sono prive di contenuto offensivo nei riguardi dell’altrui onore e decoro, anche se formulate con terminologia scomposta e ineducata. È quanto risulta dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 5227 del 3 febbraio 2013.
Il caso
Il Tribunale di Nicosia condannava un uomo per il reato di ingiuria aggravata, per aver accusato la suocera di essere una vipera. L’uomo ricorre in Cassazione. Come giustamente affermato dal ricorrente, l’espressione è stata pronunciata in un contesto di rapporti tesi, legati ad un quadro di conflittualità derivante dalla crisi del sua rapporto con la moglie. Tra l’altro, la frase è stata utilizzata per descrivere agli agenti intervenuti per dirimere il contrasto l’azione della donna che, nella concitazione del momento, era “scesa come una vipera”. Tenuto presente ciò, gli Ermellini sostengono che «se è vero che il reato di ingiuria si perfeziona per il sol fatto che l’offesa al decoro o all’onore della persona avvenga alla sua presenza, è altrettanto vero che non integrano la condotta di ingiuria le espressioni verbali che si risolvano in dichiarazioni di insofferenza rispetto all’azione del soggetto nei cui confronti sono dirette e sono prive di contenuto offensivo nei riguardi dell’altrui onore o decoro, persino se formulate con terminologia scomposta e ineducata». In definitiva, la valenza offensiva di una determinata espressione dipende dal contesto della sua pronuncia, sulla base dello standard di sensibilità sociale del tempo. In conclusione, la sentenza impugnata va annullata senza rinvio perché il reato contestato non sussiste.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - “Mia suocera è una vipera!” Frase ingiuriosa? Tutto dipende dal contesto in cui viene pronunciata
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mercoledì 5 febbraio 2014
“Mia suocera è una vipera!” Frase ingiuriosa? Tutto dipende dal contesto in cui viene pronunciata

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