giovedì 28 aprile 2022

Dal 2023 stop al canone Rai in bolletta

Stop al canone Rai in bolletta, a partire dal 2023 l'imposta sulla tv pubblica non sarà più inserita tra le voci che compongono le fatture della luce. La decisione fa seguito agli accordi che l'Italia ha preso con Bruxelles: era stata proprio l'Unione europea a chiedere di scorporare la tassa dai consumi elettrici, perché definita "onere improprio".  

Il Governo dovrà trovare entro la fine del 2022 una soluzione al problema della riscossione del canone Rai a cui, con tutta probabilità, non si arriverà prima della prossima Legge di Bilancio. Le ipotesi al vaglio dell'esecutivo in questa fase sono diverse e prendono spunto da quanto fatto da altri Paesi dell'Unione europea ed extra Ue. Una strada, seppur remota, sembrerebbe essere quella adottata in Francia: qui ormai dal 2005 la tassa sulla tv pubblica (di 138 euro) viene versata assieme alle imposte sull'abitazione principale. In questo caso, quindi, i cittadini potrebbero doverla versare tramite il modello 730. C'è anche la soluzione proposta da Israele che prevede il versamento del canone come tassa aggiuntiva a quella sull'automobile. 
Tra le ipotesi c'è anche quella di una definitiva abolizione del canone Rai: soluzione seguita da Finlandia, Olanda, Norvegia, Spagna e Svezia. In questi casi è lo Stato a decidere e stanziare i fondi destinati alla tv pubblica, quindi i soldi vengono assegnati direttamente. A contribuire in maniera diretta sono comunque i cittadini e le imprese, attraverso le imposte generali da versare ogni anno. 

giovedì 14 aprile 2022

Contanti si torna indietro: il limite per pagare in contanti torna a 2000 euro

A inizio 2022 era arrivata una nuova stretta all’uso del contante: l’importo a partire dal quale non è possibile fare pagamenti in contanti è passato da 2.000 euro (limite già in vigore dal 1° luglio 2020) a 1.000 euro. Scopo, incentivare l'uso dei pagamenti tracciabili, in particolar modo quelli elettronici, come misura per contribuire a combattere l'evasione fiscale. Questo limite però è durato poco, infatti da marzo la legge di conversione del decreto Milleproroghe ha spostato l’entrata in vigore del limite dei 1000 euro al 1 gennaio 2023. Insomma, si torna al limite dei 2000 euro; da questo importo in avanti si dovranno usare pagare mezzi di pagamento diversi dal contante. 
Ricordiamo che nel corso del 2021 sono entrate in vigore alcune misure a sostegno dell'accettazione dei pagamenti digitali da parte degli esercenti e per incentivare l’uso dei pagamenti digitali da parte dei cittadini: in particolare è entrata in vigore una serie di incentivi a chi effettua pagamenti elettronici (o comunque tracciabili), come il cashback (cancellato ora definitivamente) o la cosiddetta  Lotteria degli scontrini tra tutti coloro che hanno fatto spese pagate con moneta elettronica e non solo.
Va da sé che per incentivare i pagamenti digitali occorre che un maggior numero di negozianti metta a disposizione dei propri clienti un Pos (point of sale), ovvero uno di quei dispositivi dove digitiamo il pin o infiliamo la nostra carta quando paghiamo. Un dispositivo però che per l’esercente non è a costo zero. Tuttavia, non ci sono ancora sanzioni per i negozianti che si rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat e quindi l’obbligo del Pos che è previsto dal 2014 in realtà non è mai diventato pienamente operativo. Le sanzioni arriveranno dal 30 giugno 2022.

Carte e Bancomat: dal 30 giugno scattano le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti digitali

Il Governo ha deciso di puntare anche sui pagamenti digitali per attuale il Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza). Così sono state anticipate al 30 giugno 2022 le sanzioni, inizialmente previste a fine anno, per gli esercenti che rifiutano i pagamenti con carte di credito o di debito. Inizialmente le sanzioni sarebbero dovute scattare dal 1° gennaio 2023, ma ora si è deciso di anticiparle di sei mesi.
Le sanzioni per chi non accetta i pagamenti digitali
Dal 30 giugno 2022, stando al testo dell'emendamento, chi non accetta un pagamento digitale di qualsiasi importo è passibile di una sanzione amministrativa pari a 30 euro a cui va aggiunta una percentuale pari al 4% del valore del pagamento rifiutato. In pratica, se un esercente dovesse rifiutare un pagamento di 100 euro rischierebbe una sanzione di 34 euro, la sanzione sarebbe pari a 30,20 euro se dovesse rifiutare un pagamento di cinque euro. L'esercente o il professionista deve accettare almeno una tipologia di carta di debito e una di carta di credito (identificate dal marchio del circuito di appartenenza): questi sono i requisiti richiesti affinché l'obbligo venga assolto. Non è quindi richiesto che vengano accettati tutti i pagamenti digitali, ma - nel momento in cui l'esercente aderisce a un circuito - deve sempre accettare i pagamenti con strumenti appartenenti a quel circuito, pena il rischio di incorrere nella sanzione.
Un obbligo rimasto finora solo sulla carta
Si ricorda che già dal 2014 chi effettua attività di vendita o prestazione di servizi (anche professionali) è tenuto ad accettare anche pagamenti effettuati tramite carte di credito o di debito, tranne in caso di disguidi tecnici. Un obbligo che è però sempre rimasto di fatto solo sulla carta dato che, nonostante siano state più volte annunciate, non sono mai arrivate le sanzioni. L'ultima volta se ne era parlato nell'ambito del decreto fiscale collegato alla manovra del 2020, ma l'iter parlamentare ha comportato lo stralcio del provvedimento. Questa sembra essere la volta giusta: le sanzioni sono funzionali perché la norma acquisisca il giusto valore per chi non la rispetta. Ben venga dunque l'anticipo della misura, tenuto conto che ci sono stati più di 7 anni per adeguarsi alla regola del Pos.

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