Il licenziamento disciplinare del dipendente che utilizza una chat di Whatsapp per insultare un superiore gerarchico è illegittimo, in quanto il contenuto privato della chat è destinato ad un numero chiuso di partecipanti. Lo ha affermato il Tribunale di Firenze con sentenza del 16 ottobre scorso-
Il fatto. Nel caso di specie, un lavoratore viene licenziato per aver diffuso svariati messaggi vocali con contenuti “offensivi, denigratori, minatori e razzisti” in una chat privata condivisa con i colleghi.
Il Tribunale di Firenze, richiamando le più recenti sentenze della Corte di Cassazione, ha analizzato la rilevanza disciplinare del comportamento del lavoratore, distinguendo tra:
- messaggi diffusi attraverso bacheche digitali pubbliche, accessibili ad una moltitudine indistinta di persone;
- messaggi diffusi attraverso social network ad accesso limitato, ai quali possono partecipare solo alcuni utenti.
Nel primo caso, il contenuto offensivo di un messaggio può essere considerato diffamatorio e quindi contestato al lavoratore come motivo di licenziamento.
Nel secondo caso, invece, l'offesa è condivisa in un ambiente chiuso, che esclude "qualsiasi intento o idonea modalità di diffusione denigratoria”.
Pertanto, il giudice ha condannato il datore di lavoro alla reintegrazione del lavoratore e al versamento delle retribuzioni maturate.
Fonte: www.mementopiu.it
Nessun commento:
Posta un commento