martedì 29 novembre 2016

Condannato per detenzione e spaccio di marijuana: licenziamento possibile

Condanna penale per detenzione e spaccio di marijuana. L’uomo, dipendente di un istituto di credito, viene sanzionato con tre anni di reclusione e 12mila euro di multa. Ma la ripercussione più grave è quella lavorativa: la banca può legittimamente, sanciscono i magistrati, licenziarlo in tronco.
Condanna. Nessun dubbio sulla vicenda di cronaca che ha coinvolto il lavoratore. La ricostruzione fatta lo ha portato a subire una «condanna a tre anni di reclusione e 12mila euro di multa» per «detenzione e spaccio» di quasi un chilo e 400 grammi di marijuana.
Ciò nonostante, i giudici, in Tribunale prima e in Corte d’appello poi, ritengono che la condanna non sia sufficiente per portare a una «rottura irreversibile del vincolo fiduciario» con la banca di cui l’uomo è dipendente come «addetto allo sportello». Di conseguenza, viene annullato il «licenziamento» adottato dall’istituto di credito.
Gravità. A salvare il bancario è stato il richiamo alla «insindacabilità del comportamento extralavorativo del dipendente», comportamento ritenuto dai giudici «privo di alcun riferimento con l’organizzazione bancaria, né con le sue procedure amministrative e contabili».
Escluso, quindi, «ogni pregiudizio morale per la società datrice di lavoro». Ma questa visione viene severamente censurata dai magistrati della Cassazione, che ritengono invece plausibile e condivisibile il ragionamento portato avanti dalla banca (sentenza n. 24023 depositata il 24 novembre 2016).
In particolare, i giudici di Cassazione spiegano che «la specifica illustrazione del fatto» attribuito al lavoratore, cioè «detenzione e spaccio di rilevante quantità di marijuana, pari a 1.340,81 grammi» rende evidente la sua «incidenza irrimediabilmente lesiva del rapporto di fiducia lavorativo». La condotta tenuta dall’uomo è di netta «gravità», anche «per l’evidente sintomaticità di un collegamento non occasionale con ambienti malavitosi in grado di consegnare quantità tanto ingenti di stupefacente, confidando nella puntualità di collocazione sul mercato e di pagamento, da connotare la figura morale del lavoratore» che, va tenuto presente, era «inserito in un ufficio a contatto coi clienti», essendo un «operatore di sportello».
Riprende vigore, quindi, la decisione adottata dalla banca. Anche se la vicenda ora dovrà essere nuovamente esaminata dai giudici d’appello.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Condannato per detenzione e spaccio di marijuana: licenziamento possibile - La Stampa

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