martedì 2 febbraio 2016

L’assegno di invalidità si eredita anche senza prestare assistenza

Gli eredi dell’invalido hanno diritto a percepire la quota dell’indennità di accompagnamento, senza che sia ravvisabile un indebito arricchimento, anche se non hanno provveduto all’effettiva assistenza del soggetto invalido.

Così ha affermato la Corte Suprema di Cassazione con la sentenza n. 1323/16, depositata il 26 gennaio scorso.

Il caso. L’erede si rivolge alla Cassazione per chiedere l’annullamento della sentenza emessa dal Tribunale di Brindisi. Questo Tribunale aveva accolto la domanda proposta dalla sorella, in cui si chiedeva la devoluzione dell’intero importo pagato dalla Prefettura, a titolo di indennità di accompagnamento per la madre, poiché era stata l’unica ad assistere la donna fino al decesso. A dire del fratello, trattandosi di un diritto degli eredi, l’attribuzione delle somme in questione, non può costituire, come configurato dal giudice brindisino, un arricchimento senza causa.

Il diritto degli eredi. Partendo proprio da quest’ultima considerazione la Cassazione afferma che gli eredi dell’invalido hanno diritto alle quote della pensione d’inabilità e dell’indennità di accompagnamento, sempre che l’accertamento dell’invalidità sia avvenuto in epoca anteriore, maturate dalla domanda amministrativa alla morte dell’invalido. Inoltre, questo credito è produttivo di interessi legali e di rivalutazione monetaria, se l’accertamento dei presupposti della prestazione avviene successivamente al decesso dell’interessato o se la prestazione è liquidata agli eredi, poiché viene in rilievo non la situazione di assistenza sociale obbligatoria, ma una tipica situazione successoria.

Il diritto alle prestazioni assistenziali si può trasmettere per successione ereditaria. Il diritto alle prestazioni assistenziali, dovute agli invalidi civili, nasce sulla base della domanda amministrativa e della sussistenza dei presupposti d’invalidità previsti dalla legge, rientra a far parte del patrimonio del titolare e si trasmette, in caso di morte dell’avente diritto, per successione ereditaria. In altre parole, per la Cassazione nel caso in questione sussiste il diritto degli eredi dell’invalida alla quota dell’indennità di accompagnamento liquidata in favore di ciascuno di essi, senza che sia ravvisabile un indebito arricchimento per gli eredi che non abbiano provveduto all’effettiva assistenza del soggetto invalido.

Per tali motivi la Corte ha accolto il ricorso presentato dal fratello. Ora la causa verrà nuovamente decisa dal Tribunale di Brindisi su cui incombe il dovere di uniformarsi al principio espresso dalla Cassazione.

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