domenica 20 dicembre 2015

La prostituta lavora dove vuole, il Tar strappa il foglio di via

Forse non ne avrebbe tratto una canzone, ma una storia del genere, a Fabrizio De Andrè, sarebbe piaciuta eccome. Perché gli ingredienti della sua Bocca di Rosa, nella vicenda di questa prostituta rumena che ha vinto a colpi di carte bollate la sua battaglia, ci sono tutti. Bocca di Rosa, al secolo Aureliana, l’amore lo aveva portato nel paese di Preganziol, 16 mila anime fra Treviso e Venezia, su una strada (il Terraglio) da anni nel mirino dei sindaci, che a suon di divieti e multe salatissime cercano di dissuadere – senza troppo successo, pare – i clienti dall’accostare l’auto e contrattare una prestazione sessuale con le (tante) lucciole che incontrano lungo il tragitto. Perché, lo scorso mese di maggio, una volante della polizia abbia identificato proprio Aureliana, non è chiaro: forse era in abiti troppo succinti, forse serviva un messaggio forte nella lotta contro la prostituzione delle amministrazioni locali. Fatto sta che la prostituta rumena si è vista recapitare, pochi mesi dopo, un foglio di via firmato dal questore di Treviso Tommaso Cacciapaglia, che le imponeva di non rimettere più piede nel Comune di Preganziol per i prossimi tre anni.

La vittoria

La ragazza non si è arresa: «Ho tutto il diritto di lavorare dove mi pare e piace», e ha presentato ricorso al Tar contro il Ministero dell’Interno e la Questura di Treviso. Tre giorni fa, il 17 dicembre, il Tar del Veneto ha accolto il ricorso di Aureliana annullando il foglio di via. Con una beffa supplementare per il ministro Angelino Alfano, perché i giudici hanno condannato il Ministero dell’Interno a rifondere alla ricorrente le spese di giudizio (800 euro più oneri di legge), oltre all’importo del contributo unificato. Apriti cielo: la notizia ha suscitato una pletora di commenti nei bar e nelle piazze, di paese o virtuali, con le due fazioni a rimpallarsi pareri legali e opinioni. Se ne sono sentite di tutti i colori: «La prostituzione non è reato», «Allora posso lavorare anch’io in nero», «Questi giudici andrebbero rimossi». La verità, però, è che la Bocca di Rosa di Preganziol, assistita da un avvocato veneziano, ha giocato le sue carte con furbizia e una certa conoscenza della materia, andando a ripescare vecchie sentenze di Cassazione che giocavano a suo favore. Il foglio di via le era stato notificato in ragione del fatto «lo svolgimento dell’attività di meretricio per strada» recita la sentenza «avrebbe ingenerato sentimenti di preoccupazione e timore degli automobilisti, e la crescita di tale fenomeno, ingenerante timore nella popolazione residente e nei transitanti, rendeva necessaria l’adozione di urgenti provvedimenti per riportare la situazione alla normalità».

La coda domenicale

Che le lucciole del Terraglio generino «sentimenti di preoccupazione» tra gli automobilisti, però, in pochi ci crederebbero, viste le code che nei fine settimana affollano la strada sulla Mestre-Conegliano. Il Tar ha sottolineato che «il provvedimento impugnato non dà conto delle particolari circostanze che potrebbero far qualificare l’attività di svolgimento della prostituzione come pericolosa per la pubblica sicurezza e la pubblica moralità, limitandosi ad affermazioni generali e non circostanziate». Insomma, chi ha firmato il foglio di via si è dimenticato di spiegare in cosa consisterebbe la pericolosità sociale di Aureliana, e non è sufficiente – per esiliarla per tre anni dal suo posto di lavoro – rivangare qualche piccolo precedente penale della ragazza, già nota alle forze dell’ordine. Lei ha ripreso possesso della sua piazzola sul Terraglio. Anzi, non l’ha mai abbandonata. La prova di forza non è servita: ai sindaci restano solo le ordinanze anti prostituzione, i cartelli, l’invettiva delle comari di qualche paesino.

fonte: www.lastampa.it/andreadepolo//La prostituta lavora dove vuole, il Tar strappa il foglio di via - La Stampa

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