giovedì 19 novembre 2015

Scappa dai ‘domiciliari’ e cade subito nelle mani delle forze dell’ordine: legittima la riduzione della pena

Fuga dai ‘domiciliari’, seguita da un immediato ripensamento. L’uomo si consegna subito alle forze dell’ordine. Legittima la riduzione della pena (Cassazione, sentenza 41951/15).

Pomo della discordia è la valutazione del comportamento dell’uomo. Quest’ultimo ha sì violato la misura degli «arresti domiciliari», ma si è prontamente «consegnato alle forze dell’ordine». Per i giudici di merito, però, tale azione non è stata «conseguenza di un moto spontaneo». E ciò legittima la mancata applicazione dell’«attenuante speciale», che comporta una diminuzione della «pena» quando «l’evaso si costituisce in carcere prima della condanna».

Pronta, in Cassazione, l’obiezione del legale dell’uomo: la «mancata spontaneità nel riconsegnarsi» alle forze dell’ordine non è requisito necessario per il riconoscimento dell’«attenuante». E tale sottolineatura è corretta, riconoscono i giudici del ‘Palazzaccio’: la norma del Codice Penale «non richiede uno stato psicologico particolare che accompagni la riconsegna». Difatti, la «attenuante» è applicabile «anche nell’ipotesi di evasione dagli arresti domiciliari, a condizione che chi si è allontanato dal luogo degli arresti si costituisca in carcere, ovvero si consegni ad un’autorità che abbia l’obbligo» di portarlo in carcere. E, viene aggiunto, non vi è alcuna incompatibilità con le «attenuante generiche» già riconosciute all’uomo.

Tutto ciò rende plausibile la «diminuzione della pena», concludono i giudici fornendo una ‘linea guida’ per la Corte d’Appello che dovrà riprendere in esame la vicenda. Decisiva l’eliminazione, con la condotta dell’uomo, delle «conseguenze negative del reato, rappresentate dal dispendio di tempo e di energie da parte della polizia giudiziaria per effettuare le ricerche e pervenire all’arresto» dell’evaso.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Scappa dai ‘domiciliari’ e cade subito nelle mani delle forze dell’ordine: legittima la riduzione della pena - La Stampa

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