Deve ritenersi valido il patto di demansionamento che, ai soli fini di evitare un licenziamento, attribuisca al lavoratore mansioni, e, conseguentemente, retribuzione, inferiori a quelle per le quali era stato assunto o che aveva successivamente acquisito: in tal caso, infatti, prevale l’interesse del lavoratore a mantenere il posto di lavoro su quello tutelato dall’art. 2103 del codice civile. Lo ha ribadito la Cassazione con la sentenza 22029/15.
Il caso
Due dipendenti di Poste Italiane convenivano in giudizio la società datrice di lavoro per vederla condannata a reintegrarli nelle precedenti mansioni tecniche o ad assegnare loro altre mansioni tecniche di contenuto equivalente, e a risarcire il danno derivante dal demansionamento consistito nell’essere stati adibiti a mansioni di sportello o comunque ad altre gestionali dell’area operativa in cui erano inquadrati. Di segno diametralmente opposto le decisioni dei giudici di merito: nonostante la richiesta avesse trovato accoglimento in primo grado, infatti, la decisione veniva completamente riformata in appello. Tale ultima pronuncia viene quindi impugnata davanti al Supremo Collegio dai due dipendenti.
È valido il demansionamento finalizzato ad evitare il licenziamento. Gli Ermellini hanno preliminarmente ribadito che, secondo la costante giurisprudenza di legittimità,è valido il patto di demansionamento che ai soli fini di evitare un licenziamento, attribuisca al lavoratore mansioni, e, conseguentemente, retribuzione inferiori a quelle per le quali era stato assunto o che aveva successivamente acquisito, prevalendo in tal caso l’interesse del lavoratore a mantenere il posto di lavoro su quello tutelato dall’art. 2103 c.c.. Il patto di demansionamento, in tal caso, è valido non solo laddove sia promosso dalla richiesta del lavoratore – che deve manifestare il suo consenso non affetto da vizi della volontà –, ma anche quando l’iniziativa venga presa dal datore di lavoro, purché vi sia il consenso del lavoratore e sussistano le condizioni che avrebbero legittimato il licenziamento in mancanza dell’accordo.
Nel caso di specie, la Corte di merito, secondo i Giudici di Piazza Cavour, ha positivamente accertato, con motivazione congrua e logica, che il demansionamento rappresentava l’unica alternativa praticabile ad un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, con la conseguenza che nessuna censura può essere mossa alla pronuncia impugnata.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /E' lecito attribuire al lavoratore mansioni inferiori se l’unica alternativa è il licenziamento - La Stampa
Blog di attualità e informazione giuridica - Lo Studio Legale Mancino ha sede in Ferrara, Via J. F. Kennedy, 15 - L'Avv. Emiliano Mancino è abilitato alla difesa di fronte alla Corte di Cassazione
mercoledì 18 novembre 2015
E' lecito attribuire al lavoratore mansioni inferiori se l’unica alternativa è il licenziamento
Lo Studio Legale Mancino si occupa di tutte le fasi dell'assistenza legale in sede penale, sia per la difesa delle persone sottoposte a procedimento, sia per la tutela delle vittime di reato come parti civili. Lo Studio opera anche in tutti gli ambiti del diritto civile, dalla contrattualistica, al diritto di famiglia, separazioni e divorzi, successioni, diritti reali, assicurazioni e responsabilità civile, diritto bancario, nonché nel settore del diritto fallimentare e delle altre procedure concorsuali. L'Avv. Emiliano Mancino è abilitato alla difesa di fronte alla Corte di Cassazione. E' iscritto alle liste per il patrocinio a spese dello Stato. Lo Studio è a disposizione dei Colleghi che hanno necessità di collaborazione e/o di domiciliazione per tutti gli uffici giudiziari compresi nelle circoscrizioni dei Tribunali di Ferrara e Bologna.
Dal 2018 l’Avv. Emiliano Mancino aderisce al progetto Difesa Legittima Sicura, una rete di professionisti sul territorio nazionale che dà tutela legale a chiunque sia vittima di violenza.
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