domenica 26 aprile 2015

Solo la metà paga la bolletta, ma “tagliano” l’acqua a tutti

Reggio Emilia: un quartiere senza servizio per colpa dei morosi

Dal primo aprile sono state tagliate le forniture di acqua calda a un intero quartiere, e quattrocento famiglie si stanno arrangiando come possono, fra chi va a fare la doccia da amici e quanti si attrezzano con impianti autonomi, più o meno di fortuna. Siamo in via Turri, a ridosso della stazione di Reggio, una zona ghetto ad alta densità di immigrati dove convivono comunità di cinesi, rumeni, maghrebini e albanesi. Gli italiani rimasti, fra il 20 e il 30% del totale, secondo uno studio della Cisl in otto casi su dieci sono pensionati ultra 65enni.

 La grana delle bollette  

E’ in questo quadro problematico che la grana delle bollette è prima degenerata, con l’accumularsi nel corso degli anni di insolvenze che hanno raggiunto la cifra complessiva di due milioni di euro, per poi scoppiare malamente a partire dallo scorso ottobre: Iren, la società fornitrice, ha limitato l’erogazione del riscaldamento a certe fasce orarie per tutto l’inverno, fino ad azzerare l’acqua calda in otto condomini tre settimane fa. Come e perché si sia arrivati a questo enorme pasticcio che, secondo stime approssimative del sindacato, inguaia anche quel 50% di famiglie che hanno sempre pagato regolarmente, lo spiega Loris Cavalletti, segretario regionale Cisl pensionati: «C’è stata una parte consistente di inquilini e proprietari, stranieri e italiani, che non ha mai versato la propria quota. Alcuni di loro se ne sono proprio andati, con il risultato che chi è rimasto dovrà pagare cifre altissime. In caso di insolvenza, infatti, sono questi ultimi a risponderne in solido, per poi eventualmente rivalersi sui morosi». Cose che capitano, quando il contratto di teleriscaldamento è stipulato fra il fornitore e il condominio e non con il singolo utente, e qualcuno, anzi molti, fanno i furbi.

 Quasi tutti stranieri

Samir Manai, operaio marocchino che le sue bollette le ha sempre pagate, l’altro giorno ha dovuto spiegare a suo figlio 14enne perché non c’era più acqua calda: «Gli ho fatto vedere il conto per dimostrargli che eravamo in regola, ma mi ha fatto male, perché io ho sempre saldato i miei conti. Adesso sto facendo montare un impianto di riscaldamento autonomo che mi costa più di tremila euro, ma voglio anche chiedere un contratto individuale per l’acqua fredda, così starò tranquillo. Questa è una storia che non finisce mai, perché forse dovrò pagare anche per chi non paga. È una assurdità».

 In 10 e versano per due

Liridona Rexha, albanese, studentessa di Biologia, vive con la famiglia al numero 31 di via Turri: «Noi abbiamo preso un boiler da 1300 euro ma da ottobre, quando ricomincerà il freddo, la situazione sarà grave. Il problema sono anche quei proprietari che affittano a dieci persone ma poi pagano per due, perché sono registrati in due».

 Il fai-da-te

E poi c’è un’altra insidia, il fai-da-te del riscaldamento per cui diverse famiglie, senza alcun controllo, si stanno sistemando in casa bombole di gas o altri marchingegni non sicuri. Ci sono pensionati soli che non sanno come affrontare le spese per un impianto nuovo, e c’è chi forse specula su appartamenti deprezzati da accaparrarsi alle aste.

 L’ospitalità  

Fra tante miserie, spicca la solidarietà di Khadija Lamami, impiegata di origini marocchine che abita in tutt’altra zona: «Mi sono resa disponibile a ospitare un paio di famiglie perché vengano a fare la doccia a casa mia. Sono persone che hanno subito un’ingiustizia, dato che hanno sempre pagato le bollette».

 Attico all’asta

Primo Bertani due anni fa ha comprato all’asta, a un ottimo prezzo, l’attico da 300 metri quadri al numero 47 di via Turri, e l’ha concesso al progetto Mare Nostrum: «Ora ci vivono una decina di immigrati nel quadro di un intervento di accoglienza, qui non c’è solo gente che specula». Iren da parte sua dice di aver avuto grandissima pazienza con gli amministratori di condominio, ma ora andrà fino in fondo.

fonte: www.lastampa.it//Solo la metà paga la bolletta, ma “tagliano” l’acqua a tutti - La Stampa

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