Per la condanna al reato di detenzione di droga a fini di spaccio, è necessaria una motivazione chiara e diretta sulla finalità di spaccio e non di consumo personale, o di gruppo, della droga trovata in possesso dell’imputato. Lo afferma la Cassazione nella sentenza 14059/15.
Il caso
La Corte d’appello di Brescia condanna un imputato per il reato di detenzione a fini di spaccio di circa 50 grammi di hashish. L’uomo, sottoposto a controllo mentre era in sosta in macchina con un’altra persona, risultava avere, oltre all’hashish, una dose di cocaina e quasi 500 euro in contanti. I giudici di merito basano la condanna sulla presenza in macchina di una persona che si era dichiarata sua acquirente di hashish, sulla disponibilità di un rilevante quantitativo di stupefacente, sul rinvenimento di altra droga (cocaina) e di una somma di denaro non esigua, insieme al ritrovamento in casa di un arnese atto al trituramento di foglie di marijuana. Infine, è considerata inverosimile la tesi secondo cui otto ore dopo aver comprato la droga per proprio uso, l’imputato l’aveva ancora con sé.
L’uomo ricorre in Cassazione. La suprema Corte rileva che l’unico elemento a carico dell'uomo era rappresentato dalla disponibilità di circa 50 grammi di hashish. La presenza di una dose di cocaina, non facendo parte della contestazione, «evidentemente era stata ritenuta destinata all’uso personale». Mancava, però, qualsiasi motivazione esaustiva e diretta sulla finalità di spaccio e non di consumo personale, o di gruppo, di tale droga. Era stato accertato, inoltre, che era stata acquistata da uno specifico spacciatore, individuato e condannato, per cui non faceva parte di una maggiore partita di stupefacente a disposizione dell’imputato. I giudici di merito non avevano quindi considerato se il valore di quella che risultava l’unica provvista di merce per il teorico spaccio fosse tale da consentire un'attività di vendita.
Per quanto riguarda l’argomento del possesso per diverse ore dell’hashish, non veniva spiegato perché questo aspetto dovesse essere dimostrativo della finalità di spaccio: «se l'anomalia del trattenere la droga era la dimostrazione che, invece, era in atto lo spaccio al minuto, non risulta alcuno strumento per la parcellizzazione dello stupefacente e la sua vendita al dettaglio». Manca, quindi, nella sentenza una qualsiasi motivazione che dimostri la destinazione allo spaccio della droga. Per questi motivi, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso e rimanda la decisione ai giudici di merito, invitandoli a valutare se ci sia una prova positiva, anche se solo logica, della destinazione allo spaccio della droga.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /50 grammi di hashish in mano, ma per la condanna serve qualcosa in più - La Stampa
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mercoledì 22 aprile 2015
50 grammi di hashish in mano, ma per la condanna serve qualcosa in più
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