Dal 1° luglio l’Agenzia delle entrate inizierà ad esaminare gli oltre 60 milioni di immobili. Le abitazioni rientreranno tutte in una lettera, la “O” di ordinarie, che terrà conto dei metri quadri anziché dei vani.
Addio vecchie A1, A2 o A3, le categorie che nei rogiti ancora classificano le nostre case come popolari, residenziali o di lusso. Le abitazioni degli italiani rientreranno tutte in una lettera, la “O” di ordinarie, che terrà conto dei metri quadri anziché dei vani e di tutte quelle caratteristiche, come piano, ascensore, balconi e quant’altro determina il loro valore commerciale. Nella lettera “S” di “speciali” rientreranno invece tutti gli immobili pubblici e quelli a uso commerciale. Continueranno ad essere esentasse i luoghi di culto. Il decreto legislativo destinato a rivoluzionare catasto e tassazione sulle case è sul tavolo del governo, che dovrebbe dare il via libera all’operazione tra una decina di giorni. Dal 1° luglio l’Agenzia delle entrate inizierà ad esaminare uno a uno gli oltre 60 milioni di immobili assegnando loro valori molto più simili a quelli di mercato, che entreranno poi in vigore nel 2019.
Il decreto promette che alla fine sarà assicurata l’invarianza di gettito, ma se qualcuno pagherà meno altri sono a rischio salasso. “ Probabilmente per molte abitazioni di periferia o di nuova costruzione classificate oggi come di tipo economico (A3) o civile (A2) alla fine si pagherà meno”, spiega il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy. “Per chi possiede case nei pregiati centri storici, ma classificate come popolari o ultrapopolari, o per i proprietari dei rustici trasformati in ville il salasso è invece assicurato”, prevede Loy. Che dietro l’angolo vede anche una “stangatina” sulla tassa rifiuti per via del calcolo fatto su metri quadri anziché vani.
Secondo le prime stime della Uil Servizio politiche territoriali i 4,6 milioni di immobili classificati nelle più modeste categorie A4 e A5 potrebbero vedere addirittura quadruplicate le proprie rendite catastali. Per gli altri immobili il valore medio sarebbe di circa 168mila euro, il doppio di quello attuale. Non per questo raddoppieranno anche Imu e Tasi, visto che spetterà poi ai Comuni rimodulare le aliquote. Il decreto specifica anzi che la revisione “dovrà assicurare la sostanziale invarianza del gettito ”, ma non dice se la clausola di salvaguardia si applichi sui singoli comuni. Ergo il salasso sarebbe assicurato in quelli con bilanci dissestati.
Qualche prima stima dei nuovi valori catastali l’ha fatta anche l’Agefis, l’associazione dei geometri fiscalisti. I maggiori aumenti si verificherebbero a Salerno (più 178%), Bolzano (+176%), Parma (169%) e Napoli (+150%). Gli incrementi più contenuti invece ad Aosta (+30%) e Torino (più 51%), dove però in provincia, secondo la Uil, gli aumenti sarebbero intorno al 90%.
Previsioni fatte sulle decine di pagine fitte di tabelle e algoritmi allegate al decreto che disegnano in questo modo il catasto che sarà. Prima di tutto si calcolerà il valore a metro quadro sulla base delle rilevazioni periodiche Omi, l’osservatorio del mercato immobiliare. In assenza di queste si terrà conto dei valori delle compravendite degli ultimi 3-4 anni o dei prezzi d’offerta delle principali agenzie immobiliari. A questo valore medio si applicheranno poi degli algoritmi che devono tener conto di cose come affaccio, piano, ascensore, balconi, doppi servizi e quant’altro determini il maggior valore dell’immobile. Sul dato finale si applicherà infine una riduzione del 30% ed ecco il nuovo valore catastale. Destinato a turbare il sonno a più di un proprietario.
fonte: www.lastampa.it//La Stampa - La rivoluzione del catasto, le case non saranno più divise in popolari o di lusso
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venerdì 20 febbraio 2015
La rivoluzione del catasto, le case non saranno più divise in popolari o di lusso
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