giovedì 2 ottobre 2014

Il medico non può dedurre dal reddito le perdite della sua scuderia

Medico e una grande passione per i cavalli. Peccato che le due cose non possano interferire l’una con l’altra, almeno da un punto di vista contabile-fiscale. Tramite accertamento analitico, fondato sui dati della sua stessa dichiarazione, l’Amministrazione gli impediva, infatti, di dedurre dal reddito le perdite della scuderia, negando che la stessa fosse inquadrabile come attività commerciale e potesse qualificarsi attività d’impresa minore ex art. 51, D.P.R. n. 597/73.

I Giudici di merito, aditi dal sanitario, confermavano: il possesso di cavalli da corsa al fine di vincere premi non può essere qualificato come attività d’impresa, ma è un semplice “possesso amatoriale”, non avendo prodotto il contribuente prove documentali idonee a contrastare le contestazioni dell’Ufficio. E anche dopo l’intervento della Cassazione, per il medico, le cose non cambiano.

Con l’ordinanza del 30 settembre scorso, n. 20580, la Suprema Corte rigetta il ricorso del sanitario. Le tesi della difesa non convincono, infatti, gli Ermellini, a cominciare dalla pretesa natura commerciale dell’allevamento di animali, da considerare sempre attività commerciale quando non ricorrano i presupposti dell’attività agricola. O al fatto che il contribuente non si limitasse al mero possesso degli equini provvedendo anche alla preparazione, selezione ed avviamento dei purosangue alle competizioni sportive, sotto la guida di abili istruttori.

Tutte circostanze che la Corte definisce “inconcludenti” a dimostrare che l’attività di allevamento presentasse le caratteristiche dell’esercizio professionale di un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.

Fonte: Fiscopiù - Giuffrè per i Commercialisti - www.fiscopiu.it/La Stampa - Il medico non può dedurre dal reddito le perdite della sua scuderia

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