Scenario della vicenda è la Sicilia. Protagoniste dello scontro due donne. La prima scrive un articolo su un sito giornalistico riguardante anche la morte del marito della seconda, e quest’ultima reagisce con uno scritto caustico sul proprio blog, parlando di «giornalista sgallettata con la fissa dello scoop».
Inevitabile lo strascico giudiziario, con la vedova sotto processo per diffamazione
Per i giudici di merito è logica la condanna della donna, viste le espressioni da lei utilizzate on line per additare la giornalista.
La donna però considera l’ottica adottata in Tribunale e in Appello assolutamente erronea, e prova col ricorso in Cassazione a ridimensionare la condotta in discussione, ponendo in discussione «la qualificazione di ‘sgallettata’ utilizzata per descrivere la giornalista» e spiegando di avere solo esercitato il proprio «diritto di critica», avendo la giornalista «scritto un articolo in cui erano riportate notizie non corrette circa il decesso del suo coniuge».
La visione proposta dalla vedova non è condivisa però dai giudici della Cassazione, i quali ribattono che in Appello si è rilevato che «a fronte di un asettico articolo di cronaca, apparso su un quotidiano on line, che non riportava notizie false ma, piuttosto, datate», la vedova ha reagito con uno scritto caustico, con cui la giornalista è stata additata come «sgallettata con la fissa dello scoop».
Evidente l’obiettivo, annotano i giudici: «sminuire e ridicolizzare le qualità professionali e la dignità di giornalista donna in particolare».
Significativa è «la ripetizione, tanto nel titolo che nel corpo dell’articolo, del termine ‘sgallettata’, alludente a “donna che ostenta la propria sensualità in modo sguaiato; che si dimostra eccessivamente disinvolta” (così in ‘Dizionario della lingua italiana De Mauro’)». E la sottolineatura della «fissa dello scoop» lascia emergere «la gratuita attribuzione alla persona offesa di qualità dispregiative atte a metterne in cattiva luce sia il profilo professionale che umano: quello, cioè, di giornalista incline ad un uso spregiudicato delle notizie, riportate in assenza di qualsivoglia doverosa verifica, al solo scopo di captare l’interesse dei lettori».
Legittimo, quindi, parlare di vera e propria diffamazione ai danni della giornalista.
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