giovedì 27 settembre 2018

Bimbi in auto da soli per 30 minuti: madre condannata

La donna è stata punita con quattro mesi di reclusione. Irrilevante, secondo il giudice del Tribunale di Trento, il fatto che i due bambini siano rimasti senza il padre e la madre solo per trenta minuti. Evidente, comunque, la gravità della condotta da lei tenuta.
Trenta minuti da soli per i due figli piccoli, uno di 3 anni e uno di 9 anni, bloccati dentro la vettura del papà. Basta questo dato per ritenere colpevole il genitore – la madre, in questo caso – di abbandono di minori. Consequenziale la condanna a quattro mesi di reclusione (Tribunale di Trento, sentenza n. 150/2018, depositata il 26 marzo).
In auto. Ricostruita facilmente la vicenda, che ha visto protagonista una famiglia in vacanza per un week-end in una località turistica del Trentino.
Una mattina il capofamiglia parcheggia la vettura, lasciando lì la moglie, la figlia più grande e i due figli piccoli, per prendere l’attrezzatura da sciatore. Quando però l’uomo ritorna, ad attenderlo trova i carabinieri, che gli chiedono spiegazioni sulla presenza nell’automobile dei due bambini da soli, senza la sorella e senza la madre. Queste ultime, si scopre poi, sono già salite sulla cabinovia e hanno raggiunto il luogo dove è in programma la lezione di sci, e hanno lasciato nella macchina – chiusa – i due bambini, che son rimasti lì ad aspettare il ritorno del padre.
Tra l’allontanamento della madre e l’arrivo del padre sono passati trenta minuti in tutto. In quell’arco di tempo, però, i due bambini hanno manifestato segni di disagio e di malumore, tanto che «uno piangeva e faceva rumore, sbattendo contro i vetri dell’auto», richiamando così l’attenzione di una donna che era lì, nei pressi del parcheggio dove era collocata la vettura, a passeggio col proprio cane, e che prima provava inutilmente a far uscire i due bambini dalla vettura e poi chiedeva l’intervento dei carabinieri.
Allontanamento. A fronte di tale quadro, la donna finisce sotto processo per «abbandono di minori». E gli elementi probatori raccolti sono ritenuti sufficienti dal giudice del Tribunale di Trento per arrivare a una condanna della madre dei due bambini.
Nessun dubbio è possibile, in sostanza, sul fatto che quando «i bambini sono stati ritrovati in auto, nessuno dei genitori era nei paraggi». Difatti, il padre «aveva fatto ritorno al veicolo, senza alcun accordo con la moglie» che «era salita sulla cabinovia con la figlia più grande».
Irrilevante è il richiamo difensivo all’elemento di un «allontanamento solo temporaneo» della donna: su questo fronte, il giudice spiega che «un lasso temporale di circa trenta minuti» è idoneo a concretizzare «l’abbandono di minori».
Altrettanto privo di valore è il fatto che, secondo quanto sostenuto dalla donna, che il figlio di 9 anni «aveva un Ipad, che già in altre occasioni avrebbe utilizzato per comunicare». Questo dato non è sufficiente, secondo il giudice, per «scongiurare la messa in pericolo» dei due bambini, che «erano in un piazzale (il parcheggio della funivia), con entrambi i genitori distanti e non in grado, rapidamente, di far ritorno al veicolo».
Evidente, quindi, la gravità della condotta tenuta dalla donna, ossia «chiusura dei figli minori all’interno dell’autovettura, con privazione della possibilità di uscirne in caso di pericolo o necessità» e «volontario allontanamento». E in questa ottica è ritenuto privo di senso il riferimento fatto dal legale della donna alle «scelte di vita» da lei compiute, ossia «dedicarsi in via esclusiva ai tre figli».
Respinta, infine, anche l’ipotesi di una «ridotta offensività» dell’azione compiuta dalla donna: ciò perché «il legislatore ha inteso punire non la durata dell’abbandono» bensì «la messa in pericolo del minore», e quindi il reato si concretizza anche in caso di «abbandono temporaneo, relativo o parziale».

Fonte: www.dirittoegisutizia.it/Bimbi in auto da soli per 30 minuti: madre condannata - La Stampa

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