sabato 9 giugno 2018

Tempi di pagamento della Pa alle imprese di nuovo più lunghi. Italia maglia nera in Europa

Dopo alcuni anni di progressiva diminuzione, dallo scorso mese di gennaio ad oggi sono tornati ad aumentare i tempi medi di pagamento della nostra Amministrazione pubblica. Si tratta di un andamento rilevato dalla Cgia che ha elaborato dati recentissimi: quelli contenuti nell’indagine «European Payment Report 2018» presentata da Intrum Justitia il 28 maggio 2018.
Se nel 2017, dice l’Associazione, il compenso veniva corrisposto dopo 95 giorni dall’emissione della fattura - contro i 30 stabiliti dalla normativa europea che possono salire a 60 per alcune tipologie di forniture, come quelle sanitarie – nell’anno in corso la media è salita a 104 giorni.
In altri termini, nessun altra Pubblica amministrazione (Pa) in Ue salda i debiti commerciali con tempi così lunghi. Rispetto alla media europea, ad esempio, in Italia i ritardi sono superiori di oltre due mesi (precisamente 63 giorni).
I dati sui tempi di pagamento dei paesi europei fanno rifermento ad un’indagine condotta tra il mese di gennaio e marzo di ogni anno presso un campione di circa 10 mila imprese in Europa (fonte dati: Intrum Justitia).
«Siamo maglia nera in Ue e nonostante le promesse fatte in questi ultimi anni – dichiara Paolo Zabeo coordinatore dell’Ufficio studi – gli enti pubblici continuano a liquidare i propri fornitori con ritardi inammissibili, mettendo in seria difficoltà soprattutto le imprese di piccola dimensione che, da sempre, sono sottocapitalizzate e a corto di liquidità. E sebbene da almeno 3 anni chi lavora per il pubblico ha l’obbligo di emettere la fattura elettronica, ancora adesso il sistema informatico messo a punto dal ministero dell’Economia non è in grado di stabilire a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale della nostra Pa; una situazione surreale».
Alla luce di tutto ciò, alla CGIA sorge un dubbio: che attendibilità può avere un debitore, in questo caso lo Stato italiano, se non conosce nemmeno l’ammontare complessivo delle risorse che deve ai propri creditori, nonostante possa monitorare lo stato di avanzamento dei pagamenti attraverso la propria piattaforma informatica? Dalla CGIA ricordano che a seguito di questa situazione nel dicembre scorso la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione a causa del sistematico mancato rispetto delle disposizioni europee contro i ritardi di pagamento.
I dati di Bankitalia
Secondo gli ultimi dati riportati dalla Banca d’Italia nella “Relazione annuale 2017” (pag. 154-155), lo stock di debiti commerciali in capo all’Amministrazione pubblica italiana sarebbe sceso da 64 a 57 miliardi di euro. E in attesa che il ministero dell’Economia riesca a dimensionarli con esattezza, si stima, al netto della quota riconducibile ai ritardi fisiologici (ovvero entro i 30/60 giorni come previsto dalla legge), che le imprese fornitrici vanterebbero circa 30 miliardi di crediti dalla Pa.
Va altresì sottolineato che dall’inizio del 2015 ha fatto il suo “debutto” lo split payment. Questa misura obbliga le amministrazioni centrali dello Stato (e dal 1° luglio 2017 anche le aziende pubbliche controllate dallo stesso) a trattenere l’Iva delle fatture ricevute e a versarla direttamente all’erario. L’obbiettivo è stato quello di contrastare l’evasione fiscale, ovvero, evitare che una volta incassata dal committente pubblico, le aziende fornitrici, che secondo Banca IFIS nel 2017 sono state circa 1 milione, non la versino al fisco.

fonte: Tempi di pagamento della Pa alle imprese di nuovo più lunghi - La Stampa

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