domenica 6 maggio 2018

Multe mal digerite, sfogo contro l’agente: niente condanna

Esclusa l’ipotesi che l’automobilista abbia prospettato un male ingiusto contro l’agente. Le parole utilizzate sono reputate una semplice critica al suo operato. Decisiva anche la constatazione che le tre multe, poi annullate, erano collocate in uno scontro tra condomini.
«Guardati attorno e pensa a quello che hai fatto…». Così l’automobilista, irritato per i tre verbali recapitatigli a casa, si sfoga con l’agente di polizia che aveva elevato le contravvenzioni.
Quelle parole, però, se contestualizzate, non possono essere valutate come una seria minaccia. Decisiva la constatazione che i tre verbali erano poi stati annullati, e che il raptus verbale era frutto di una legittima, anche se poco ortodossa, critica (Cassazione, sentenza n. 18805/18, sez. V Penale, depositata oggi).
Critica. Scontro tra condomini per un parcheggio. Uno dei due litiganti è però un agente di polizia e sanziona il ‘nemico’ con «tre contravvenzioni: una per intralcio alla circolazione; una per non avere indossato la cintura di sicurezza; una per avere proferito una bestemmia».
La notifica dei verbali scatena la reazione dell’automobilista, che si rivolge con rabbia all’agente: «Vedrai come perdi il posto di lavoro a comportarti così. Mi sono arrivati i verbali. Vedrai cosa ti succede… guardati attorno e pensa a quello che hai fatto». E quelle parole gli costano una condanna per «minaccia», con relativa pena fissata, sia dal Giudice di Pace che dai Giudici del Tribunale, in «400 euro di multa».
Di parere opposto sono invece i giudici della Cassazione, i quali ritengono poco plausibile parlare di «minaccia» ai danni dell’agente di polizia.
In sostanza, il fatto e il contesto aiutano a ridimensionare le parole dell’automobilista. Nello specifico, è stato appurato che l’uomo «ha occupato un posto auto riservato ai residenti del condominio in cui vivono sia costui che l’agente di polizia», e quest’ultimo «gli ha elevato una contravvenzione per il parcheggio irregolare, pur non essendo l’automobilista parcheggiato in un luogo ad uso pubblico». E non è un caso, viene aggiunto, che «le contravvenzioni sono state annullate dal Giudice di pace».
A fronte di questo quadro, per i giudici della Cassazione «le frasi pronunciate dall’automobilista» sono mere «espressioni di critica all’operato dell’agente» ma non possono considerarsi «la prospettazione di un male ingiusto». In particolare, i magistrati ritengono che l’automobilista abbia voluto invitare l’agente «ad operare nella propria funzione in modo meno personalistico e più oggettivo».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Multe mal digerite, sfogo contro l’agente: niente condanna - La Stampa

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