domenica 15 ottobre 2017

Movida rumorosa. Il Comune di Brescia condannato a risarcire i residenti

Novanta decibel che trapanano le orecchie. Anche di più nel week end. Per 5 anni di seguito. La chiamano movida. Per Gianfranco Paroli, ex bancario, pensionato, aria tranquilla, appartamento al Carmine, una delle zone più cool di Brescia, è solo una tortura: «A casa non possiamo guardare la televisione o leggere un libro. Non riusciamo nemmeno a parlare tra di noi». In 5 anni lui e la moglie Piera le hanno tentate tutte: richieste gentili agli avventori, telefonate alla polizia locale, due esposti, una lettera al sindaco di prima Adriano Paroli di Forza Italia che era pure suo fratello. Ha persino tentato di buttarsi in politica con una lista contro il suddetto fratello ma poi si è ritirato, fino alla denuncia in Procura contro il Comune.
La causa civile è iniziata 3 anni fa. Il giudice Chiara D’ambrosio, in tempi record, alla fine gli ha dato ragione imponendo al Comune di versargli 50 mila euro come risarcimento per danni biologici e patrimoniali. Il linguaggio è da legulei ma la sostanza è chiara. Il risarcimento è dovuto «a causa del rumore antropico per gli schiamazzi di avventori di alcuni locali che stazionano nei pressi dei locali su suolo pubblico».
 Ma pagare non basta. Il giudice impone che il Comune si dia una mossa: «Deve quindi essere ordinata al Comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni più idonei allo scopo. Vi è stata una carenza di diligenza da parte del Comune convenuto».
Detta così è facile. Ma nel quartiere del Carmine una volta terreno di conquista dei tossici e ora serpente di locali con tavolini gazebo stufe a fungo e centinaia e centinaia di avventori con birretta incorporata, imporre la quiete pubblica è come andare in Vietnam a fare la guerra. Gianfranco Paroli non ha nessuna intenzione di togliersi l’elmetto: «Come è scritto in sentenza ho anche provato a vendere la casa ma nessuno la vuole. La movida incontrollata e i graffiti sui muri deprezzano i costi delle case. Adesso mi aspetto che il Comune intervenga per riportare un po’ di calma. D’estate anche alle 4 del mattino ho 1000 persone sotto casa. I vicoli amplificano il rumore».
Paroli non è solo. Di casi come il suo ce ne sono a migliaia. Simonetta Chierici del Coordinamento Nazionale No Degrado e Malamovida si augura che tutti i Comuni si adeguino: «Sentenza storica che crea un importante precedente. I Comuni che sperano di risollevare il centro favorendo il caos non sono solo responsabili moralmente. Abbiamo il diritto alla tranquillità e al riposo». La patata bollente ora è nelle mani del Comune di Brescia. Il sindaco di prima Adriano Paroli, oggi coordinatore di Forza Italia in Veneto, ha qualche imbarazzo: «Gianfranco ha quasi avuto un esaurimento nervoso per questo. Prima che ritirasse la sua lista alle amministrative cercarono di speculare politicamente sulla vicenda. Da sindaco delegai il problema all’assessorato competente. Sulla sentenza non dico niente, non l’ho letta».
Il sindaco attuale, Emilio Del Bono del centrosinistra, lascia parlare l’assessore alla Sicurezza Valter Marchetti: «Presenteremo ricorso in appello. Ma i problemi con la vecchia amministrazione erano più gravi. È una sentenza eccessiva, inaccettabile e inefficace. Abbiamo imposto che i locali chiudano a un’ora certa. Sul posto ci sono le pattuglie. Ma quattro vigili di fronte a migliaia di persone possono poco. Non sono eroi. Alla chiusura dei locali arrivano i mezzi per la pulizia delle strade. Vogliamo mettere il bavaglio alle realtà che fanno schiamazzi ma devono intervenire polizia e carabinieri. Questo è un problema di ordine pubblico». Come se ne uscirà si vedrà. Gianfranco Paroli e sua moglie possono intanto festeggiare. Senza fare troppo rumore.

fonte:www.lastampa.it/Movida rumorosa. Il Comune di Brescia condannato a risarcire i residenti - La Stampa

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