martedì 8 agosto 2017

La Ragioneria dello Stato: “Con il cambio delle regole sull’età a rischio le pensioni”

Se la politica dovesse decidere di limitare o differire gli adeguamenti automatici dell’età della pensione alla speranza di vita, ne deriverebbe «un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano». Impedire quindi il passaggio dell’età minima da 66 anni e 7 mesi di adesso ai 67 anni previsti per il 2019, avrebbe delle importanti ripercussioni, «ciò non solo perché» la previsione di requisiti minimi, come quelli sull’età, è «condizione irrinunciabile» per «la sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni».
L’allarme arriva dal rapporto sulla spesa per pensioni della Ragioneria generale dello Stato, organo legato al ministero dell’Economia, in vista anche della decisione che spetterà al governo su questo tema dopo l’estate.
Al di là delle decisioni del governo comunque la Ragioneria generale spiega che, anche in presenza di un blocco dell’adeguamento automatico alla speranza di vita, il requisito per il pensionamento di vecchiaia «verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell’ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della Bce, e successivamente mantenuto costante a tale livello». Secondo la Ragioneria generale, inoltre, l’effetto della soppressione del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita comporterebbe «una maggiore spesa per pensioni in rapporto al Pil di dimensioni consistenti».
Contrari agli adeguamenti sono i due ex ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi (Ap) e Cesare Damiano (Pd), che chiedono di procedere in modo graduale. Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, ha scritto nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi che «con il collega Damiano abbiamo ipotizzato non certo di cancellare il collegamento tra aspettativa di vita ed età di pensione ma di rallentare l’automatismo per garantire una minima fase di transizione alle generazioni adulte e una riflessione su quelle più giovani. Purtroppo non si sono registrate analoghe reazioni di difesa della sostenibilità previdenziale nel momento in cui la politica ha voluto deroghe per esodati, precoci, “gravosi”, bancari, giornalisti ed altri, nonostante abbiano comportato impegni di spesa per circa venti miliardi. Più si segmentano i pensionandi, più si creano ingiustizie. La buona politica deve essere capace di coniugare sostenibilità finanziaria e sociale».

Fonte:www.lastampa.it/La Ragioneria dello Stato: “Con il cambio delle regole sull’età a rischio le pensioni” - La Stampa

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