mercoledì 5 aprile 2017

Bon ton in carcere: la cella diventa “camera di pernottamento”

Lezioni di bon ton in carcere. Almeno per quanto riguarda il lessico. Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero di Giustizia ha inviato a tutte le case circondariali d’Italia una circolare nella quale si invita il personale penitenziario a modificare il proprio linguaggio perché «i termini attualmente utilizzati nelle carceri riferiti ai detenuti sono spesso avulsi da quelli comunemente adottati dalla collettività», si legge nel documento.
Cancellati, quindi, dal vocabolario del carcere termini come «spesino» o «stagnino», che dovranno essere sostituiti da «detenuto addetto alla spesa» e da «idraulico». Sono dodici i vocaboli riportati nella circolare che non si potranno più usare: la «dama di compagnia» diventa «compagno di socialità», la «cella» si trasforma in una «camera di pernottamento» e così via, fino a termini come «piantone» che dovrà essere sostituito da «assistente alla persona».
Secondo il Ministero, le espressioni fino ad oggi usate «non sono rispettose delle persone detenute, determinando delle errate considerazioni, oltre ad essere usate con accezione negativa». Da qui il cambio di rotta. Il rispetto per il prossimo passa anche dal linguaggio e i vecchi termini non sono più accettabili perché «sono causa di una progressiva e deprecabile infantilizzazione, di un isolamento del detenuto dal mondo esterno che crea ulteriori difficoltà per il possibile reinserimento», è scritto nella circolare in cui si invita a «favorire tale processo di cambiamento» e si «raccomanda una continua attività d’impulso, per garantire la massima sinergia tra tutto il personale delle diverse aree operative e la popolazione ristretta». Immediata la replica di Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp: «La circolare è chiara emanazione di un’amministrazione ormai giunta alla frutta. Che sembra avere probabilmente fin troppo tempo a disposizione, da destinare a situazioni diverse rispetto al lavoro necessario ad affrontare e risolvere i gravissimi problemi del personale di polizia penitenziaria e della popolazione detenuta, nell’attuale e scadente sistema penitenziario Italiano».
Problemi già emersi proprio al Lorusso e Cotugno di Torino, dove da tempo gli agenti lamentano condizioni di lavoro non più accettabili. Personale insufficiente, padiglioni che necessitano di interventi di ristrutturazione ormai non più rimandabili - il caso già sollevato da diverse delegazioni parlamentari è quello degli spazi riservati ai detenuti psichiatrici - e divise ormai logore per il troppo utilizzo e mai sostituite malgrado i continui solleciti.

Fonte:www.lastampa.it/Bon ton in carcere: la cella diventa “camera di pernottamento” - La Stampa

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