sabato 25 marzo 2017

Veneto, anche il giudice getta la spugna “Lo Stato è inaffidabile, girerò armato”

Fino ad ora era conosciuto soprattutto per il presunto record di udienze: pare che in poco più di tre ore, un giorno, riuscì a celebrarne 69. Una ogni tre minuti.
Da oggi il giudice trevigiano Angelo Mascolo sarà ricordato per le accuse nei confronti di uno Stato, «che ha perso completamente il controllo del territorio, nel quale, a qualunque latitudine, scorrazzano impunemente delinquenti di tutti i colori, nonostante gli sforzi eroici di poliziotti anziani, mal pagati e meno ancora motivati dall’alto e, diciamolo pure, anche dallo scarso rigore della Magistratura». Di fronte all’assenza delle istituzioni, per il Gip del Tribunale veneto resta solo la legittima difesa, con una pistola in tasca a garantirla.
Tutto nasce da un inseguimento notturno che il giudice ha subito da un paio di individui poco raccomandabili dopo un sorpasso. Una minaccia che non si è tramutata in qualcosa di più solo grazie all’incrocio con una “Gazzella” dell’Arma.
«D’ora in poi girerò armato - ha fatto sapere Mascolo, in una lettera aperta al quotidiano “La Tribuna” -, ma il vero quesito è cosa sarebbe successo se, senza l’intervento dei Carabinieri, quei due mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare, e io quella pistola l’avessi già avuta con me? Se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi - eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo - da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente – ed è qui il grave errore - tenendo conto dei pesanti stress di certi momenti».
Poi l’affondo al sistema considerato lassista: «La scarsa severità nei confronti di questi gentiluomini - e gentildonne se no mi danno del sessista - è diventata, a dir poco, disdicevole, tante sono le leggi e le leggine che provvedono a tutelarli per il processo e per la detenzione e che ti fanno, talvolta, pensare: ma cosa lavoro a fare? Oggigiorno il processo sembra fatto più per gli imputati che per la persona offesa».
In conclusione evoca Golda Meir: “Dopo i fatti di Monaco ’72, disse che ci sono dei momenti in cui uno Stato deve venire a compromessi coi suoi valori e fece inseguire e uccidere uno per uno gli attentatori. E noi, quando potremo finalmente dire: l’Italia s’è desta?».
Parole aspre da cui si è immediatamente dissociata la Giunta veneta dell’Associazione nazionale magistrati, che le ritiene «gravi, inaccettabili e disfattiste, contrarie alla sobrietà e all’equilibrio che deve caratterizzare ogni magistrato, il quale è credibile, ed è degno della sua funzione, solo quando valuta in modo imparziale vicende a cui non è personalmente interessato».
«I magistrati veneti - rileva l’Anm, che non esclude provvedimenti disciplinari -, credono profondamente nello Stato, che esiste e controlla il territorio, e si impegnano ogni giorno a difenderlo e a difendere tutti i cittadini senza ricorrere alla violenza o alle forme di vendetta e omicidio che il collega Mascolo richiama a sproposito e pare anzi auspicare; lo fanno, ogni giorno, nel rispetto delle leggi e dei principi di civiltà giuridica che connotano il nostro Paese e che hanno consentito di debellare il terrorismo politico e ridimensionare la mafia».

Fonte: www.lastampa.it/Veneto, anche il giudice getta la spugna “Lo Stato è inaffidabile, girerò armato” - La Stampa

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