Dare del «gay» a qualcuno non è denigratorio. Lo sancisce la Cassazione per la quale «è da escludere che il termine «omosessuale» abbia conservato nel presente contesto storico un significato intrinsecamente offensivo come, forse, poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto».
Piazza Cavour, nell’annullare senza rinvio una decisione del giudice di pace di Trieste «perché il fatto non sussiste» (si trattava di una multa per il reato di diffamazione inflitta ad un sessantenne che aveva dato dell’«omosessuale» ad un altro, ndr), spiega che «a differenza di altri appellativi che veicolano il medesimo concetto con chiaro intento denigratorio secondo i canoni del linguaggio corrente, il termine in questione assume un carattere di per sè neutro, limitandosi ad attribuire una qualità personale al soggetto evocato ed è in tal senso entrato nell’uso comune».
Più in generale, la Quinta sezione penale, nella sentenza redatta da Luca Pistorelli, dice che «è da escludersi che la mera attribuzione della suddetta qualità - attinente alle preferenze sessuali dell’individuo - abbia di per sè un carattere lesivo della reputazione del soggetto passivo e ciò tenendo conto dell’evoluzione della percezione della circostanza da parte della collettività, quale che sia la concezione dell’interesse tutelato che si ritenga da accogliere». La Procura di piazza Cavour aveva invece sollecitato la bocciatura del ricorso.
Fonte: www.lastampa.it/La Cassazione: “Dare del gay a qualcuno non è un’offesa” - La Stampa
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martedì 29 novembre 2016
La Cassazione: “Dare del gay a qualcuno non è un’offesa”

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