venerdì 16 ottobre 2015

Dipendente malato e a casa, ma dà una mano nella ‘Caffetteria’ della figlia: licenziato

Un dipendente è malato e resta a casa: l'assenza è motivata dalla necessità di riposo, a seguito di un infortunio sul lavoro. Ma l’uomo commette un errore gravissimo: offre un aiuto concreto alla figlia, nella gestione della sua caffetteria. l'impegno fisico è certificato da un'agenzia investigativa della società per cui lavora l’uomo. Tutto ciò rende legittimo il licenziamento (Cassazione, sentenza 20090/15).

Il caso

In Appello, cambiando la decisione del primo grado, è sancita la correttezza dell’operato aziendale: non è discutibile, secondo i giudici, il «licenziamento disciplinare», deciso perché il dipendente, «durante un’assenza conseguente ad un infortunio sul lavoro», ha «svolto attività lavorativa presso la caffetteria gestita dalla figlia».

Risulta evidente l’abuso compiuto dall’uomo, abuso che porta addirittura a mettere in discussione l’«impedimento fisico» da lui lamentato e utilizzato come giustificazione per il mancato «svolgimento dell’attività lavorativa» per la sua società. La linea di pensiero delineata in secondo grado viene condivisa, e fatta propria, anche dalla Cassazione.

Lapalissiana la «violazione dell’obbligo di fedeltà» compiuta dal lavoratore, alla luce, come detto, della relazione predisposta dalla «agenzia investigativa» cui si è rivolta l’azienda. A corredo, poi, viene anche richiamato un «riscontro medico», che ha permesso di evidenziare «l’assenza, a seguito dell’infortunio, di qualsiasi alterazione». A fronte della condotta del lavoratore, concludono i giudici, è pienamente legittimo il «licenziamento» deciso dall’azienda.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Dipendente malato e a casa, ma dà una mano nella ‘Caffetteria’ della figlia: licenziato - La Stampa

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