La frenesia di perseguire un gettito fiscale in continua crescita e la conseguente tendenza a considerare i cittadini più dei potenziali evasori che dei contribuenti stanno generando situazioni ben lontane da quelle immaginate dalla riforma tributaria degli anni 70, che si proponeva di creare un sistema tributario moderno, razionale, trasparente, fondato sulla certezza del diritto e la leale collaborazione tra amministrazione fiscale e contribuente. A dimostrarlo, sarebbero sufficienti alcune lettere inviate alla redazione di ItaliaOggi negli ultimi giorni e raccolte, dopo un’attenta verifica, nell’inchiesta di apertura di questo numero di ItaliaOggi Sette. Il primo caso è una vicenda kafkiana. In Puglia un terreno, coltivato a ulivi, viene messo in vendita. Si presenta un americano, interessato all’acquisto. Il prezzo lo soddisfa. Prima di firmare il contratto chiede di sapere a quanto ammonta il costo annuale delle imposte relative a quell’immobile. Sembra una domanda semplicissima. Un professionista comincia a fare i calcoli e dopo uno studio accurato arriva alla conclusione che una risposta certa non esiste. Dipende. Il sistema tributario italiano è così complesso che non è in grado di prevedere il carico fiscale relativo a un bene tutto sommato statico, come è appunto un terreno. Il cliente statunitense, viste le premesse, ha preferito investire i suoi dollari da qualche altra parte. Ma si sa, gli americani, certe sottigliezze non sono in grado di capirle.
Altra lettera, anche questa molto dettagliata: è quella di un piccolo imprenditore che ha iniziato la sua attività nel 2013, ha conseguito per quell’anno un reddito di 75 mila euro ma ha dovuto versarne al fisco 84 mila e 600 (quasi 10 mila euro in più del reddito dichiarato). Non è solo la conseguenza dell’intreccio perverso tra saldi e acconti d’imposta fissati spesso in misura superiore al 100%, imposte locali ed erariali, tasse e contributi previdenziali. Anche le regole fiscali per la determinazione dei redditi imponibili e quella per la deducibilità dei costi, che vengono nel primo caso dilatati a dismisura e nel secondo caso ridotti oltre ogni ragionevolezza, finiscono per contribuire a creare una situazione che tende a soffocare sul nascere le imprese nella delicata fase di start-up. E quale imprenditore sarà incentivato a investire in Italia sapendo che, almeno all’inizio, il carico fiscale sarà superiore al reddito prodotto?
In questi due casi l’irrazionalità del sistema può essere il frutto di stratificazioni normative successive, magari legate a contingenze particolari. Ma ci sono casi segnalati dai lettori nei quali l’assurdità della pretesa erariale è esplicitamente prevista da una norma precisa. Un contribuente segnala di aver presentato un modello F24 con saldo zero (per effetto di una compensazione) con un giorno di ritardo e di aver ricevuto per questa infrazione una sanzione di 600 euro, poi ridotta alla metà per effetto dell’adesione.
Altro caso, non infrequente, è quello del proprietario di immobile affittato a inquilino moroso. Pur non riuscendo a incassare il canone di locazione, questo dovrà comunque essere dichiarato e su questo dovranno essere pagate tutte le imposte come se l’inadempimento del conduttore non esistesse. Un bell’incentivo alla locazione degli immobili, non c’è che dire.
Sempre in materia di immobili non si può non segnalare che la volontà politica, poi rientrata, di cancellare le imposte sulla prima casa ha creato una situazione di confusione normativa tale che molti italiani hanno finito per rimpiangere la vecchia Ici. Ora che le imposte locali stanno cominciando a stabilizzarsi, ecco l’annuncio del premier, Matteo Renzi, che vuole abolire la Tasi sulla prima casa. Si ricomincia daccapo?
fonte: www.italiaoggi.it//Ecco il lato oscuro del Fisco - News - Italiaoggi
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lunedì 17 agosto 2015
Ecco il lato oscuro del Fisco

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