lunedì 8 giugno 2015

In malattia ma beccato da un investigatore privato a lavorare con la moglie: licenziato

Fatale il pedinamento prolungato messo in atto, su richiesta dell’azienda, da un’agenzia investigativa. Ricostruita nei dettagli la gravissima condotta tenuta dal dipendente, il quale, pur risultando assente per malattia, ha dato una mano alla moglie, componente di una cooperativa a cui è affidata la pulizia dei locali di un’università. A trarne le conseguenze è l’azienda, che caccia l'uomo (Cassazione, sentenza 10627/15).

Il caso

Tempi d’azione rapidissimi, quelli dell’azienda. Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre un dipendente – ufficialmente «assente per malattia» – viene beccato, con un pedinamento prolungato, a «svolgere attività lavorativa, in qualità di addetto alle pulizie» in una Università e «per conto di una cooperativa», di cui fa parte «anche la moglie», e alla fine di novembre viene ufficializzato il «licenziamento».

Decisiva, nell’ottica aziendale, la «relazione stilata da un’agenzia investigativa, da cui era emersa» la condotta assai discutibile del lavoratore. E tale documentazione è valutata come rilevante anche dai giudici di merito, i quali ritengono evidente la «legittimità» del «provvedimento espulsivo». La visione tracciata tra Tribunale e Corte d’appello viene condivisa e fatta propria anche dai giudici della Cassazione.

Respinte, perciò, le obiezioni mosse dall’ex lavoratore. Consequenziale è la conferma definitiva del «licenziamento». In sostanza, le «circostanze addebitate» all’uomo costituiscono, secondo i giudici, «fattispecie di assoluta gravità sotto il profilo disciplinare, arrecando un evidente vulnus ai doveri di lealtà, fedeltà e collaborazione, cui la condotta del lavoratore dipendente deve essere informata». E su questo fronte, nonostante il richiamo fatto dall’uomo alle presunte «contraddizioni emerse nelle deposizioni rese dagli investigatori» privati, proprio gli «accertamenti» effettuati dall’agenzia investigativa – incaricata, ovviamente, dall’azienda – e «corroborati dalle testimonianze raccolte» hanno consentito di ricostruire, senza alcun dubbio, la condotta del lavoratore. Quest’ultimo, in particolare, tra il 24 ottobre e il 7 novembre, «si è recato con l’auto della moglie presso l’Università ove operava, quale aggiudicataria dell’appalto di pulizia dei locali, la cooperativa di lavoro di cui faceva parte la consorte».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /In malattia ma beccato da un investigatore privato a lavorare con la moglie: licenziato - La Stampa

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