Beccato con le mani nella – metaforica – ‘marmellata’, rappresentata, più prosaicamente e meno dolcemente, dal portafoglio del collega di lavoro. Semplice errore, sostiene, a propria difesa, l’uomo, aggiungendo di avere anche restituito i soldi erroneamente, appunto, presi dal portafoglio. Ma è tutto inutile: vista la gravità della condotta, difatti, viene sancita la legittimità del licenziamento adottato dall’azienda (Cassazione, sentenza 1036/15).
Scenario della vicenda è lo spazio angusto della «cabina di pilotaggio di un aeromobile, fermo sulla pista dell’aeroporto». Lì, difatti, l’uomo si ritrova ad armeggiare con un portafoglio, da cui estrae alcune banconote. Ma vi è un piccolo particolare, per nulla secondario... il portafoglio è quello del «comandante pilota». Di fronte a questa incresciosa situazione, emersa in maniera clamorosa, l’azienda opta per il provvedimento più estremo: l’uomo viene licenziato. E la dura decisione viene ritenuta assolutamente non discutibile dai giudici di merito, che ne sanciscono la piena legittimità.
A chiudere la vicenda, arriva anche il parere definitivo dei giudici della Cassazione, i quali, respingendo le obiezioni mosse dall’uomo, confermano e cristallizzano il «licenziamento» messo ‘nero su bianco’ dalla compagni aerea. Inaccettabile la tesi difensiva del mero «errore», poggiata, dall’uomo, sulla presunta «somiglianza del proprio portafoglio a quello del collega». Irrilevante, in quest’ottica, anche il richiamo al fatto che le «somme di denaro» erano state poi «restituite» al legittimo proprietario. Unico dato certo, invece, è la «condotta lesiva» tenuta dall’uomo, condotta che, sanciscono i giudici, rende corretta la decisione dell’azienda di optare per il licenziamento.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - Mani nel portafoglio del collega: smontata la tesi dell’errore, dipendente licenziato
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giovedì 22 gennaio 2015
Mani nel portafoglio del collega: smontata la tesi dell’errore, dipendente licenziato

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