venerdì 13 giugno 2014

Telecamere di sicurezza nel ristorante, ma è possibile anche controllare i dipendenti: impianto illegittimo

Confermata la condanna a 300 euro di ammenda nei confronti della titolare di un ristorante. Decisiva la collocazione delle telecamere a circuito interno, presenti in punti strategici dell’attività commerciale. Evidente la possibilità di utilizzare quello strumento anche per monitorare i lavoratori. Obiettivo primario: tutelare il patrimonio aziendale. Ma, inevitabilmente, il sistema di videosorveglianza, allestito all’interno di un ristorante, rappresenta anche uno strumento in mano all’imprenditore –una donna, in questo caso – per monitorare i lavoratori. Questo potenziale utilizzo secondario rende illegittima l’installazione dell’impianto, avvenuta senza accordo con le rappresentanze sindacali aziendali. Conseguenziale la condanna della titolare del ristorante (Cassazione, sentenza 17027/14).

Il caso

Fatale il blitz compiuto dagli «ispettori dell’Ufficio provinciale del lavoro», i quali, all’interno di un ristorante, scoprono ben «quattro telecamere a circuito interno», collocate, però, senza l’«autorizzazione» dell’«Ispettorato del lavoro». Inevitabile la condanna dell’imprenditrice, titolare dell’attività commerciale, a pagare «300 euro di ammenda». E questa sanzione viene legittimata, in via definitiva, dal parere dei giudici del ‘Palazzaccio’, i quali fanno propria l’ottica adottata dai giudici del Tribunale. Decisiva la collocazione delle «telecamere a circuito interno» – una «al piano terra, nella sala dove si trovavano i tavoli», una «in direzione della porta d’ingresso», una che «guardava i tavoli», una posta a «controllare il corridoio, conducente alla cucina», una, infine, «all’interno della sala ristorazione, posta al primo piano» –: evidente che l’obiettivo «non fosse esclusivamente quello di tutelare il patrimonio aziendale contro atti penalmente illegittimi, messi in atto da terzi». Di rimbalzo, quindi, è logico pensare anche ad un «controllo a distanza della attività dei lavoratori»... Proprio per questo, è da sanzionare l’idea dell’imprenditrice, messa in pratica «in difetto di preventivo accordo con le parti sociali». E questa visione non può essere certo scalfita, chiariscono i giudici del ‘Palazzaccio’, dalla tesi difensiva della donna, la quale sostiene, essendo «nata e vissuta per lungo tempo negli Stati Uniti», di ignorare «le prescrizioni imposte dallo Statuto dei lavoratori».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - Telecamere di sicurezza nel ristorante, ma è possibile anche controllare i dipendenti: impianto illegittimo

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