venerdì 11 aprile 2014

Assegno con data e luogo falsi, è reato anche se non lo si utilizza

Chi altera l’assegno emesso come promessa di pagamento apponendovi data e luogo falsi commette comunque il reato di falsità materiale sebbene non utilizzi l’assegno. Così sancisce la sentenza di Cassazione n. 15653 depositata il 7 aprile scorso. La Corte accoglie il ricorso del Procuratore della Repubblica avverso la decisione del Tribunale che dichiarava il non luogo a procedere nei confronti di colui che, falsificando l’assegno, non aveva però leso l’interesse giuridico protetto dalla legge. Secondo il GUP, infatti, nella fattispecie ricorreva il cd. “falso innocuo”, atteso che la falsificazione dell’assegno, che non veniva “girato né posto all’incasso”, non ne mutava la funzione documentale in titolo di credito, restando una semplice promessa di pagamento così come alla sua emissione, con la conseguente irrilevanza della data falsa, non capace di modificare i rapporti tra imputato e parte offesa. La Corte boccia il ragionamento del Tribunale e, richiamando la propria giurisprudenza in merito, afferma che “l’innocuità non deve essere valutata con riferimento all’uso che dell’atto falso venga fatto”, posto che la falsificazione in esame è stata in grado di cambiare significato all’atto, da promessa di pagamento a titolo di credito pienamente valido a dispiegare effetti “benché contraffatto”. Per gli Ermellini, occorre guardare all’interesse protetto, e la falsificazione dell’assegno lede “la fede pubblica e non un interesse economico o di altra natura “materiale””, dovendo considerare innocua la sola falsità, in concreto, inidonea a ledere l’interesse tutelato “dalla genuinità dei documenti”, ovvero quella che non sia in grado di conseguire uno scopo antigiuridico né di modificare la funzione documentale dell’atto.

Fonte: http://fiscopiu.it/La Stampa - Assegno con data e luogo falsi, è reato anche se non lo si utilizza

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