I reclami dei detenuti buddisti, che chiedono cibo vegetariano e la visita di un maestro zen, devono essere trattati come violazioni di diritti, attivando così la procedura giurisdizionale (Cassazione sentenza 41474/13).
Il caso
Un detenuto denunciava la lesione dei suoi diritti da parte della direzione della casa circondariale nella quale era ristretto, in quanto gli avevano negato la somministrazione di cibo vegetariano e l’ingresso di un maestro buddista zen. La Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento del magistrato di sorveglianza impugnato; ribadendo un principio affermato dalla Corte Costituzionale (sent. n. 26/1999), ha precisato che «lo stato detentivo non elimina la titolarità dei diritti in capo al detenuto e che al riconoscimento della titolarità di un diritto non può non accompagnarsi il potere di farlo valere innanzi a un giudice». In pratica, visto che «l’attuale sistema di tutela giurisdizionale dei detenuti nei confronti dei provvedimenti dell’amministrazione penitenziaria non risulta disciplinato compiutamente dalla legge», è dovere del magistrato di sorveglianza «impartire disposizioni dirette ad eliminare eventuali violazioni dei diritti dei condannati e degli internati». È per questo che la Cassazione non ritiene soddisfacente la risposta del magistrato, che si era limitato a consigliare alla direzione del carcere di sostituire l’impresa fornitrice del vitto. Per quanto riguarda l’accesso del maestro buddista zen, invece, lo stesso magistrato aveva fatto presente che queste cose dipendevano dal Ministero. Adesso servono risposte concrete. In conclusione – affermano gli Ermellini – «se implicitamente o esplicitamente una domanda afferma di denunciare una violazione di un diritto, il fondamento di quella domanda è quel diritto e la procedura attivata». Pertanto, la domanda potrà essere ritenuta infondata, ma la procedura «è doverosa perché il condannato ha lamentato la lesione di un diritto».
Fonte: www.dirittoegiustizia.it/La Stampa - Credo zen e cibo vegetariano: più tutela per i detenuti buddisti
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giovedì 16 gennaio 2014
Credo zen e cibo vegetariano: più tutela per i detenuti buddisti
Lo Studio Legale Mancino si occupa di tutte le fasi dell'assistenza legale in sede penale, sia per la difesa delle persone sottoposte a procedimento, sia per la tutela delle vittime di reato come parti civili. Lo Studio opera anche in tutti gli ambiti del diritto civile, dalla contrattualistica, al diritto di famiglia, separazioni e divorzi, successioni, diritti reali, assicurazioni e responsabilità civile, diritto bancario, nonché nel settore del diritto fallimentare e delle altre procedure concorsuali. L'Avv. Emiliano Mancino è abilitato alla difesa di fronte alla Corte di Cassazione. E' iscritto alle liste per il patrocinio a spese dello Stato. Lo Studio è a disposizione dei Colleghi che hanno necessità di collaborazione e/o di domiciliazione per tutti gli uffici giudiziari compresi nelle circoscrizioni dei Tribunali di Ferrara e Bologna.
Dal 2018 l’Avv. Emiliano Mancino aderisce al progetto Difesa Legittima Sicura, una rete di professionisti sul territorio nazionale che dà tutela legale a chiunque sia vittima di violenza.
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