«Potenziare la diffusione dell’utilizzo della posta elettronica certificata nell’ambito delle procedure di notifica, nell’ottica del massimo efficientamento operativo, della riduzione dei costi amministrativi e della tempestiva conoscibilità degli atti da parte del contribuente».
È l’intenzione del legislatore dichiarata all’art.14 del dlgs n. 159/2015, attuativo della delega fiscale che, a partire dal 1° giugno scorso, ha introdotto l’obbligatorietà della notifica per società e professionisti delle cartelle esattoriali mediante Pec. Un principio questo rivolto a incentivare l’utilizzo dei sistemi informatici, al fine di ottenere una riduzione degli oneri sia per i contribuenti che per la stessa p.a. , che la Lapet non può che condividere. Basti ricordare quanto l’associazione si stia spendendo nell’ambito del processo telematico per una maggiore efficienza del sistema giudiziario, o per l’ampliamento dell’elenco ini-pec anche ai professionisti di cui alla legge 4/2013. Positivo, quindi, il parere dei tributaristi sul provvedimento, ad eccezione dell’aspetto relativo alla garanzia del diritto alla difesa del contribuente.
«I nostri dubbi in tal senso trovano conferma nel recente orientamento giurisprudenziale del Ctp di Napoli», ha spiegato il presidente nazionale Roberto Falcone. Secondo il ricorso predisposto dall’Associazione contribuenti italiani infatti, sono tutte nulle le cartelle di pagamento notificate a mezzo Pec in quanto, non solo la posta elettronica certificata non offre le garanzie tipiche della raccomandata tradizionale ma soprattutto perché non contiene l’originale della cartella, ma solo una copia informatica. «È di tutta evidenza che una semplice copia non può mai assumere un valore giuridico. Il sistema Pec non può garantire infatti che il documento allegato sia l’originale», ha aggiunto Falcone.
Inoltre, la Pec non garantisce neanche l’effettiva consegna al destinatario, come invece avviene con il sistema a mezzo raccomanda, notificata dal messo notificatore in quanto pubblico ufficiale. I tributaristi concordano, quindi, che la disponibilità di un documento nella casella Pec, come ha dichiarato Vittorio Carlomagno presidente contribuenti.it, non equivale all’avvenuta consegna del documento al destinatario, il quale potrebbe non leggerla per svariate ragioni.
Propositiva l’associazione nazionale Lapet che, in linea con l’iter di semplificazione avviato dal governo, per una sempre maggiore compliace tra p.a. e cittadino, il quale deve avere sempre chiarezza e conoscenza dell’atto notificato, suggerisce, in aggiunta alla Pec, l’utilizzo della firma elettronica digitale o il deposito elettronico dell’atto presso soggetti terzi qualificati digitalmente.
Fonte: www.italiaoggi.it/PROFESSIONI: Pec, il diritto di difesa del contribuente va garantito (Italia Oggi) -
Blog di attualità e informazione giuridica - Lo Studio Legale Mancino ha sede in Ferrara, Via J. F. Kennedy, 15 - L'Avv. Emiliano Mancino è abilitato alla difesa di fronte alla Corte di Cassazione
lunedì 13 giugno 2016
Pec, il diritto di difesa del contribuente va garantito

sabato 11 giugno 2016
Pelaggi, l’avvocato innocente scagionato solo dopo tre anni
Ci sono voluti tre anni, 32 mila pagine da leggere, cinque mesi di prigione, un figlio piccolo da ingannare («Dov’è papà?» «All’estero…») e una moglie da consolare, prima che un tribunale, questa volta di Roma, iniziasse a rendere giustizia a Luigi Pelaggi, avvocato granitico, una carriera brillantissima prima in Confindustria e poi come capo della segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente con Stefania Prestigiacomo, stroncata una fredda mattina del gennaio 2014 da un ordine di cattura richiesto dalla Procura di Milano per un’accusa di corruzione rivelatasi completamente inesistente. E i cui estremi d’insussistenza erano già contenuti nelle stesse carte dell’inchiesta, un gigantesco faldone composto appunto da 32 mila pagine, all’interno del quale campeggiava una relazione della Guardia di finanza di “appena” 800 pagine dove era chiarissimo che i 700 mila euro di corruzione di cui veniva accusato Pelaggi non erano mai finiti a lui ma erano semplicemente il frutto di una manovra finanziaria infragruppo tra privati. Pelaggi aveva avuto la disgrazia di finire in un’intercettazione nella quale il suo nome veniva incautamente accostato ad una cifra: «700».
Ora la Procura generale della Cassazione sul caso ha aperto un procedimento. Si vuole capire come mai, pur agli atti, la relazione della Gdf che proscioglieva Pelaggi, non sia mai stata presa in considerazione dai magistrati e dai giudici che si sono succeduti nella trattazione del caso: dai 4 pm milanesi che hanno svolto l’inchiesta, ovvero l’allora aggiunto Robledo e i sostituti Basiloni, Filippini e Pirrotta, ai gip che hanno emesso il provvedimento restrittivo e lo hanno convalidato (respingendo ben tre richieste di scarcerazione) ai giudici del tribunale del Riesame.
Eppure al pm romano Paolo Ielo, che alla fine lo ha prosciolto chiedendone l’archiviazione confermata un anno fa dal gip, non c’è voluto molto: gli è bastato ascoltare le ragioni di questo avvocato, leggere la relazione che gli veniva segnalata e procedere. Avrebbero potuto fare così anche i pm di Milano ai quali Pelaggi, prima di essere arrestato, aveva chiesto (inutilmente) per ben 5 volte di essere ascoltato.
In tutto sono 9 i magistrati che hanno ritenuto evidentemente più pregnante una intercettazione nella quale i responsabili di una società incaricata della bonifica del sito a Pioltello dell’ex area Sisas, la Daneco, parlavano di 700 mila euro e poi di Pelaggi: «I 700 poi sai dove vanno?». «Lo so, lo so…questo commissario è fantastico». Chiacchierata suggestiva ma, si è poi dimostrato, priva di sostanza, dato che i “700” cui facevano riferimento non erano affatto destinati a Pelaggi.
Ma chi è Pelaggi? L’avvocato venne nominato Commissario Straordinario del sito di Pioltello con l’incarico di portare a termine la bonifica di un’area di oltre 300 mila metri quadri, con la rimozione e lo smaltimento di 300 mila tonnellate di rifiuti speciali, sospesa dopo l’arresto di uno dei vincitori dell’appalto originario (Giuseppe Grossi).
Un’operazione che il Commissario portò a termine in un anno (maggio 2010-giugno 2011) riuscendo così ad ottenere l’archiviazione della condanna dello Stato italiano da parte della commissione europea ad una molta per oltre 670 milioni di euro. Vicenda per la quale, paradosso nel paradosso, ora Pelaggi è accusato di truffa nei confronti dello Stato. Ma il legale si sente sicuro e tranquillo di poter dimostrare anche questa assurdità.
Intanto ha perso 5 mesi di vita, si è visto rovinare una notevole carriera e ha avuto seri problemi famigliari. Ora sarebbe bello che qualcuno gli restituisse un po’ di giustizia.
Fonte: www.lastampa.it//Pelaggi, l’avvocato innocente scagionato solo dopo tre anni - La Stampa
Ora la Procura generale della Cassazione sul caso ha aperto un procedimento. Si vuole capire come mai, pur agli atti, la relazione della Gdf che proscioglieva Pelaggi, non sia mai stata presa in considerazione dai magistrati e dai giudici che si sono succeduti nella trattazione del caso: dai 4 pm milanesi che hanno svolto l’inchiesta, ovvero l’allora aggiunto Robledo e i sostituti Basiloni, Filippini e Pirrotta, ai gip che hanno emesso il provvedimento restrittivo e lo hanno convalidato (respingendo ben tre richieste di scarcerazione) ai giudici del tribunale del Riesame.
Eppure al pm romano Paolo Ielo, che alla fine lo ha prosciolto chiedendone l’archiviazione confermata un anno fa dal gip, non c’è voluto molto: gli è bastato ascoltare le ragioni di questo avvocato, leggere la relazione che gli veniva segnalata e procedere. Avrebbero potuto fare così anche i pm di Milano ai quali Pelaggi, prima di essere arrestato, aveva chiesto (inutilmente) per ben 5 volte di essere ascoltato.
In tutto sono 9 i magistrati che hanno ritenuto evidentemente più pregnante una intercettazione nella quale i responsabili di una società incaricata della bonifica del sito a Pioltello dell’ex area Sisas, la Daneco, parlavano di 700 mila euro e poi di Pelaggi: «I 700 poi sai dove vanno?». «Lo so, lo so…questo commissario è fantastico». Chiacchierata suggestiva ma, si è poi dimostrato, priva di sostanza, dato che i “700” cui facevano riferimento non erano affatto destinati a Pelaggi.
Ma chi è Pelaggi? L’avvocato venne nominato Commissario Straordinario del sito di Pioltello con l’incarico di portare a termine la bonifica di un’area di oltre 300 mila metri quadri, con la rimozione e lo smaltimento di 300 mila tonnellate di rifiuti speciali, sospesa dopo l’arresto di uno dei vincitori dell’appalto originario (Giuseppe Grossi).
Un’operazione che il Commissario portò a termine in un anno (maggio 2010-giugno 2011) riuscendo così ad ottenere l’archiviazione della condanna dello Stato italiano da parte della commissione europea ad una molta per oltre 670 milioni di euro. Vicenda per la quale, paradosso nel paradosso, ora Pelaggi è accusato di truffa nei confronti dello Stato. Ma il legale si sente sicuro e tranquillo di poter dimostrare anche questa assurdità.
Intanto ha perso 5 mesi di vita, si è visto rovinare una notevole carriera e ha avuto seri problemi famigliari. Ora sarebbe bello che qualcuno gli restituisse un po’ di giustizia.
Fonte: www.lastampa.it//Pelaggi, l’avvocato innocente scagionato solo dopo tre anni - La Stampa

venerdì 10 giugno 2016
Licenziamenti e pubblico impiego: esclusa l’applicazione della ‘legge Fornero’
I giudici fanno chiarezza affrontando la vicenda relativa al contenzioso tra un Ministero e un dipendente licenziato. Niente ‘legge Fornero’ per i “licenziamenti del personale del pubblico impiego”. Confermata, invece, l’applicazione del vecchio articolo 18 dello ‘Statuto dei lavoratori’, nella formula precedente alla ‘legge Fornero’.
Questa la posizione assunta oggi dalla Cassazione, con la sentenza numero 11868 della sezione Lavoro, depositata oggi.
I magistrati hanno preso in esame la vicenda relativa all’allontanamento di un dipendente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I problemi del lavoratore son cominciati per il bluff, subito scoperto, relativo alle “missioni” effettuate nella stessa giornata, “missioni” assolutamente incompatibili, anche a causa delle distanze da percorrere, eppure accompagnate dalle relative “richieste di rimborso”, rivelatesi “non veritiere”.
Per il Ministero la condotta del dipendente è stata così grave da rendere praticamente obbligatorio il licenziamento. Il lavoratore, oltre a contestare gli abusi a lui addebitati, ha chiesto l’applicazione della disciplina normativa più recente, ossia la ‘legge Fornero’, ottenendo “6 mesi di indennità risarcitoria” per vizi nella “contestazione disciplinare”.
Su quest’ultimo fronte, però, i magistrati sono di avviso opposto rispetto al lavoratore, e, accogliendo il ricorso del Ministero, escludono che “il nuovo regime” possa toccare anche “i rapporti di lavoro” degli ‘statali’. Ciò comporta, ovviamente, la applicabilità del vecchio articolo 18 dello ‘Statuto dei lavoratori’. Nessun dubbio, quindi, sull’esclusione della “riforma” del 2012 per l’ “impiego pubblico contrattualizzato”. Anche perché, aggiungono i magistrati, “la formulazione dell’articolo 18, come modificato dalla ‘legge Fornero’, introduce una modulazione delle sanzioni con riferimento ad ipotesi di illegittimità pensate in relazione al solo lavoro privato, che non si prestano ad essere estese all’impiego pubblico contrattualizzato per il quale il legislatore ha dettato una disciplina inderogabile, tipizzando anche illeciti disciplinari ai quali deve necessariamente conseguire la sanzione del licenziamento”.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Licenziamenti e pubblico impiego: esclusa l’applicazione della ‘legge Fornero’ - La Stampa
Questa la posizione assunta oggi dalla Cassazione, con la sentenza numero 11868 della sezione Lavoro, depositata oggi.
I magistrati hanno preso in esame la vicenda relativa all’allontanamento di un dipendente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I problemi del lavoratore son cominciati per il bluff, subito scoperto, relativo alle “missioni” effettuate nella stessa giornata, “missioni” assolutamente incompatibili, anche a causa delle distanze da percorrere, eppure accompagnate dalle relative “richieste di rimborso”, rivelatesi “non veritiere”.
Per il Ministero la condotta del dipendente è stata così grave da rendere praticamente obbligatorio il licenziamento. Il lavoratore, oltre a contestare gli abusi a lui addebitati, ha chiesto l’applicazione della disciplina normativa più recente, ossia la ‘legge Fornero’, ottenendo “6 mesi di indennità risarcitoria” per vizi nella “contestazione disciplinare”.
Su quest’ultimo fronte, però, i magistrati sono di avviso opposto rispetto al lavoratore, e, accogliendo il ricorso del Ministero, escludono che “il nuovo regime” possa toccare anche “i rapporti di lavoro” degli ‘statali’. Ciò comporta, ovviamente, la applicabilità del vecchio articolo 18 dello ‘Statuto dei lavoratori’. Nessun dubbio, quindi, sull’esclusione della “riforma” del 2012 per l’ “impiego pubblico contrattualizzato”. Anche perché, aggiungono i magistrati, “la formulazione dell’articolo 18, come modificato dalla ‘legge Fornero’, introduce una modulazione delle sanzioni con riferimento ad ipotesi di illegittimità pensate in relazione al solo lavoro privato, che non si prestano ad essere estese all’impiego pubblico contrattualizzato per il quale il legislatore ha dettato una disciplina inderogabile, tipizzando anche illeciti disciplinari ai quali deve necessariamente conseguire la sanzione del licenziamento”.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Licenziamenti e pubblico impiego: esclusa l’applicazione della ‘legge Fornero’ - La Stampa

Rc auto, per evitare multe carta e tagliandi appresso
La polizia stradale non può sequestrare un veicolo per mancata copertura assicurativa sulla base di una semplice visura al portale dell’automobilista. Occorre sempre approfondire l’accertamento richiedendo dati al proprietario o alla compagnia assicurativa. Lo ha evidenziato l’Ivass con la circolare n. 111471 del 1 giugno 2016. La cessazione dell’obbligo di esposizione del contrassegno assicurativo, entrata in vigore il 19 ottobre 2015, ha avviato una serie di riflessioni operative tra le forze dell’ordine che hanno inevitabili ricadute anche sui comportamenti degli autisti. Se da una parte l’utente stradale ha il beneficio di non dover più esporre sul parabrezza il contrassegno, dall’altro sono aumentati i rischi di essere trovati in difetto e spesso per motivazioni assolutamente indipendenti dalla volontà dell’automobilista. Questo perché innanzitutto le banche dati che attestano la regolarità della copertura assicurativa non sono ancora aggiornate. Poi perché alcune compagnie consentono una estensione della copertura assicurativa per periodi di tempo superiori alle due settimane di rito. Per cercare di rimettere un po’ di ordine nel settore, l’organo di coordinamento dei servizi di polizia stradale ha diramato alcune istruzioni operative che evidenziano la necessità di avere sempre al seguito il certificato di assicurazione da esibire alla polizia. Ma è anche consigliabile portarsi dietro l’attestazione di avvenuto pagamento del premio e copia del contratto. Perché rispetto alle indicazioni del ced i documenti risulteranno sempre prevalenti. Per ribadire queste indicazioni l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni ha diramato la circolare in commento. Non è possibile effettuare il sequestro di un veicolo per mancata copertura assicurativa verificata solo on-line. Perché la banca dati Rc auto disponibile sul portale dell’automobilista non è aggiornatissima. Prima di effettuare una multa e un sequestro occorre richiedere all’automobilista il certificato di assicurazione o altri documenti, specifica l’Ivass. E in caso di mancata corrispondenza del dato cartaceo con il ced occorrerà procedere ad ulteriori approfondimenti.
Fonte: www.italiaoggi.it//RC AUTO: Rc auto, per evitare multe carta e tagliandi appresso (Italia Oggi) -
Fonte: www.italiaoggi.it//RC AUTO: Rc auto, per evitare multe carta e tagliandi appresso (Italia Oggi) -

Iscriviti a:
Post (Atom)
-
Ricorre furto aggravato nel caso in cui la sottrazione dell’acqua da parte di un condomino sia avvenuta mediante allacciamento abusivo e dir...
-
U.Na.Gi.Pa., comunicato 06.11.2013 La scadenza del mandato di tutti i giudici di pace in servizio nei prossimi mesi e la concomitante revis...