sabato 23 febbraio 2019

Il paziente infettato da Hiv va risarcito anche se la trasfusione è prima del 1988

Ospedale condannato per aver inoculato a un paziente il virus dell'Hiv nel 1983. La Cassazione con l'ordinanza n. 4995/19 ha dato ragione alla ricorrente. La Corte d'appello di Brescia, invece, aveva ritenuto come non fosse possibile risarcire il cittadino in quanto il virus dell'Hiv è stato scoperto solo nel 1988.
La sentenza di merito - I giudici di merito hanno rilevato che, alla luce delle conoscenze mediche disponibili in quel periodo, non sussisteva responsabilità da parte dell'amministrazione per il danno conseguente alla trasfusione con sangue infetto in assenza di test idonei ad accertare la possibile presenza nel sangue di donatori di virus Hiv/Hbc. La Cassazione, invece, ha accolto il ricorso affermando che il ministero della Salute è tenuto a esercitare un'attività di controllo e di vigilanza in ordine alla pratica terapeutica di trasfusione del sangue e dell'uso degli emoderivati e risponde in base all'articolo 2043 del codice civile per omessa vigilanza dei danni conseguenti a epatite e a infezione da Hiv da soggetti emotrasfusi. Per rafforzare le conclusioni la Cassazione ha richiamato un precedente delle Sezioni unite secondo il quale già a partire dalla conoscenza dell'epatite B sussisteva la responsabilità dell'amministrazione anche per il contagio di altri virus veicolati da sangue infetto (Hbv e Hcv).
Conclusioni - Pertanto non sussistono tre eventi lesivi, autonomi e indipendenti, ma un solo evento lesivo, vale a dire la lesione dell'integrità fisica per cui è unico anche il nesso causale: sangue infetto, contagio infettivo e lesione dell'integrità.

fonte: CassaForense-DatAvvocato

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