Quasi trent’anni di matrimonio, assai difficili per la donna. Poi lei prende coraggio e sceglie la strada della separazione. Violenta la reazione del marito. Ma gli episodi verificatisi negli ultimi mesi del rapporto sono valutabili come l’ennesima testimonianza della vita da incubo della donna. Ciò rende comprensibile la condanna dell’uomo per il reato di “maltrattamenti”. Irrilevante il fatto che la moglie abbia tollerato per anni (Cassazione, sentenza 47209/15).
Il caso
Vittoria in Tribunale per l’uomo: è assolto dall’accusa di «maltrattamenti» ai danni della moglie. Per i giudici di primo grado è da considerare decisiva la «sporadicità delle condotte» del marito, collocate nel «periodo successivo alla comunicazione da parte della donna della intenzione di separarsi». E, allo stesso tempo, come dato rilevante a favore dell’uomo viene valutata la «lunga durata del rapporto matrimoniale», pari a quasi a un trentennio. Tale ottica viene demolita in Appello. Consequenziale è la condanna del marito per il «reato di maltrattamenti».
Evidente per i giudici di secondo grado la «volontà prevaricatrice» nei confronti della moglie. E la responsabilità dell’uomo viene ribadita ora in Cassazione. Per i giudici di terzo grado non è contestabile la «abitualità dei maltrattamenti» subiti dalla donna, essendo irrilevante il fatto che «la convivenza» tra i coniugi «si sia protratta per quasi trent’anni». Decisive non solo le dichiarazioni della vittima, ma anche quelle del «figlio della coppia» e di «alcuni conoscenti»: tutti hanno riferito di avere «assistito a episodi aggressivi» ai danni della donna.
Tutto ciò ha permesso di portare alla luce «l’atteggiamento di complessiva svalutazione della moglie, tenuto dall’uomo durante tutto il corso della vita coniugale». In questa ottica vanno riconsiderati anche gli «episodi verificatisi» nel periodo successivo alla decisione della donna di optare per la «separazione». E di conseguenza è logico qualificare la condotta del marito «in termini di abitualità», essendo evidente nei confronti della donna «la volontà di sopraffazione, tipica dei maltrattamenti», volontà concretizzatasi nel corso degli anni e acuitasi a causa della «maggiore aggressività» dell’uomo, scatenata «a seguito della decisione della donna di separarsi».
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Donna mortificata dal marito, irrilevante la lunga tolleranza matrimoniale: uomo condannato - La Stampa
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lunedì 28 dicembre 2015
Donna mortificata dal marito, irrilevante la lunga tolleranza matrimoniale: uomo condannato
Lo Studio Legale Mancino si occupa di tutte le fasi dell'assistenza legale in sede penale, sia per la difesa delle persone sottoposte a procedimento, sia per la tutela delle vittime di reato come parti civili. Lo Studio opera anche in tutti gli ambiti del diritto civile, dalla contrattualistica, al diritto di famiglia, separazioni e divorzi, successioni, diritti reali, assicurazioni e responsabilità civile, diritto bancario, nonché nel settore del diritto fallimentare e delle altre procedure concorsuali. L'Avv. Emiliano Mancino è abilitato alla difesa di fronte alla Corte di Cassazione. E' iscritto alle liste per il patrocinio a spese dello Stato. Lo Studio è a disposizione dei Colleghi che hanno necessità di collaborazione e/o di domiciliazione per tutti gli uffici giudiziari compresi nelle circoscrizioni dei Tribunali di Ferrara e Bologna.
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