Vasi sistemati sul balcone di casa, ma il ‘pollice verde’ del ragazzo è... stupefacente. Perché si diletta nella coltivazione di cinque piantine di cannabis. Alla luce dei contorni della vicenda, però, è illogico arrivare addirittura alla condanna per la violazione del ‘Testo unico delle leggi in materia di stupefacenti’ (Cassazione, sentenza 9156/15).
Il caso
Un giovane è condannato in primo grado per il reato di «produzione di sostanze stupefacenti», reso meno grave, in secondo grado, attraverso il riconoscimento della attenuante della «lieve entità». Elemento indiscutibile, per i giudici di merito, è la colpevolezza del giovane, beccato a coltivare, in casa, «cinque piantine di cannabis». Di fronte ai giudici della Cassazione, però, il difensore del giovane ribadisce la tesi dell'«inoffensività»: in sintesi, «non vi sarebbe alcuna lesione al la salute pubblica, per la irrilevanza del principio attivo contenuto nelle piante di cannabis» sottoposte a sequestro.
Per i giudici del ‘Palazzaccio’, difatti, si è errato, tra primo e secondo grado, nel trascurare le «oggettive circostanze del fatto» e la «modestissima attività di coltivazione posta in essere», ossia, viene ricordato ora, «coltivazione domestica di cinque piantine» collocate in alcuni vasi, da cui «sono risultati estraibili 0,1048 grammi di sostanza stupefacente, di cui non è stato neanche indicato il principio attivo». Tutto ciò conduce, in conclusione, a liberare il giovane da ogni accusa, perché, sanciscono i giudici della Cassazione, «il fatto» addebitatogli «non sussiste».
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - ‘Pollice verde’... stupefacente: poche cinque piantine di cannabis sul balcone, accuse azzerate
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mercoledì 18 marzo 2015
‘Pollice verde’... stupefacente: poche cinque piantine di cannabis sul balcone, accuse azzerate

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