Nel deliberare in ordine al riconoscimento della continuazione, il giudice deve verificare che i reati siano il frutto della medesima, preventiva, risoluzione criminosa e se la tossicodipendenza dell’imputato abbia influito sulla commissione delle condotte criminose. È quanto stabilito dalla Cassazione nella sentenza 46978/13.
Il caso
Il Gip del Tribunale di Napoli rigetta l’istanza di un tossicodipendente volta al riconoscimento della continuazione tra i reati di cui a più sentenze di condanne definitive nei suoi confronti. Ciò per il lasso di tempo che intercorreva tra gli stessi e che portava ad escludere l’unicità del disegno criminoso, non determinata neppure dallo stato di tossicodipendenza. L’imputato ricorre per cassazione deducendo il fatto che il giudice non aveva considerato l’omogeneità dei reati, il periodo temporale circoscritto e il particolare stato del soggetto. Il ricorso è fondato: la Cassazione ha più volte ribadito che «nel deliberare in ordine alla continuazione, il giudice deve verificare che i reati siano frutto della medesima, preventiva risoluzione criminosa, tenendo conto se l’imputato, in concomitanza della relativa commissione, era tossicodipendente, ove il suddetto stato abbia influito sulla commissione delle condotte criminose alla luce di specifici indicatori», come la distanza cronologica tra i fatti criminosi, le modalità della condotta, la tipologia dei reati, l’omogeneità delle violazioni, il bene protetto. Di conseguenza, gli Ermellini annullano l’ordinanza impugnata e rinviano per nuovo esame al Gip di Napoli.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it/La Stampa - Tossicodipendente ricetta denaro sporco: può esserci continuazione tra reati
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venerdì 21 febbraio 2014
Tossicodipendente ricetta denaro sporco: può esserci continuazione tra reati

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