Contro Ballardini due esposti: «Sbeffeggiò un tunisino e una nigeriana in udienza». Su Fb decine di post anti-immigrati. Il consiglio giudiziario propone la censura
BOLOGNA - Tra gli avvocati che si occupano di immigrazione è sempre stata considerata la bestia nera, la giudice da evitare a tutti i costi. Le chiacchiere sulla sua presunta ostilità nei confronti degli irregolari finiti al Cie giravano da tempo. Ora però è diverso. Nei confronti della giudice di pace Barbara Ballardini, 59 anni, da tempo in servizio a Bologna, il consiglio giudiziario, o meglio la sottosezione presieduta dal presidente della Corte d’Appello che si occupa dei procedimenti disciplinari ai magistrati onorari, ha proposto al Csm di sottoporla a censura per una brutta storia di presunti commenti discriminatori, offese velatamente razziste affidate al suo profilo Facebook e sberleffi rivolti in aula agli immigrati. Il procedimento disciplinare è stato innescato da due esposti presentati, tra la fine del 2012 e lo scorso febbraio, da un avvocato e dai legali dell’associazione interculturale Al-Sirat che tutela i diritti dei migranti. La giudice è accusata di aver rivolto agli immigrati frasi per lo meno inopportune e sopra le righe durante le udienze di convalida o di proroga del trattenimento al Cie. A un tunisino finito in via Mattei, recluso in patria in un ospedale giudiziario per una presunta patologia psichica e destinatario di un provvedimento di respingimento, si sarebbe rivolta così: «Quindi di cosa soffriresti?». «Sdoppiamento della personalità», ha risposto lui. «Cioè? Parli con l’amichetto immaginario? Oppure la mattina ti svegli e pensi di essere una persona mentre la sera pensi di essere un’altra?», avrebbe replicato lei. Secondo l’esposto non sono stati meno teneri i commenti nei confronti di una nigeriana che aveva denunciato alla polizia un tentato stupro da parte di un connazionale ed era finita al Cie per l’esecuzione di un provvedimento di espulsione. I legali chiesero la sospensione dei provvedimenti ma la giudice la respinse. Nella successiva udienza la Ballardini avrebbe spiegato così ai legali il motivo del rigetto: «Avvocato è inutile che ci prendiamo in giro, lo sappiamo tutti cosa vengono a fare qui queste nigeriane, si prostituiscono e poi denunciano i connazionali dicendo che le hanno costrette». Le avrebbero fatto notare che si trattava di violenza sessuale, non di induzione alla prostituzione, e lei avrebbe tagliato corto: «È uguale». I legali hanno presentato un esposto al presidente della Corte d’Appello, Emilio Lucentini, lamentando la lesione dei principi di imparzialità del giudice, di uguaglianza e di non discriminazione. Di più. Hanno allegato agli esposti le foto di decine di pagine del suo profilo Facebook, accessibile a tutti e monitorato a lungo dagli avvocati. A nome della giudice si potevano leggere considerazioni colorite e non certo politicamente corrette. Accanto alla foto di un barcone di immigrati intercettato in mare dalla Guardia costiera, c’era il seguente commento: «Adesso non abbiamo tempo, dobbiamo pensare ai terremotati, non agli infiltrati». Quando poi l’ex ministro per la cooperazione Andrea Riccardi auspicava la costruzione di una nuova moschea per gli sfollati del sisma, la giudice chiosava: «Questo si è bevuto il cervello che non ha». Nel profilo Facebook, dove trovavano spazio Militia Christi, foto di militari in azione e immagini care alla destra, la giudice Ballardini non perdeva occasione per condividere un curioso blog: «Tutti i crimini degli immigrati». Seguivano notizie di reati e telegrafici commenti: «Polacco», «Tunisino», «Algerino». Naturalmente la Ballardini, convocata dal consiglio giudiziario, ha respinto le accuse. Anche i legali firmatari dell’esposto sono stati sentiti. Dopo una breve istruttoria, il collegio ha proposto la sanzione della cesnura. Deciderà il Csm.
fonte: CorrierediBologna.it/GianlucaRotondi/«Offese agli stranieri in aula e sul web» La giudice di pace sotto accusa al Csm - Corriere di Bologna
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domenica 22 settembre 2013
«Offese agli stranieri in aula e sul web». La giudice di pace sotto accusa al Csm
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