Tesi, preoccupati, a disagio in una situazione così lontana dalla loro quotidianità: le auto della polizia, gli uffici della questura, le domande degli ispettori della Digos. Due dei dieci ragazzi indagati per l’occupazione all’istituto alberghiero Vergani sono stati ascoltati ieri a Palazzo Camerini, assistiti dai loro avvocati e accompagnati (sono entrambi minorenni) dai loro genitori. Un interrogatorio durato poco più di un’ora – in stanze separate – per ripercorrere i fatti del 24 novembre, quando un gruppo di studenti decise di staccarsi dal corteo e raggiungere la scuola di via Sogari per compiere quello che hanno definito un “atto dimostrativo”. «Il ragazzo ha risposto a tutte le domande – dichiara l’avvocato Emiliano Mancino, che assiste uno dei due minori sentiti ieri – Gli è stato chiesto di ricostruire gli avvenimenti della giornata: il corteo, l’arrivo al Vergani, la bravata di un loro compagno di chiudere due cancelli con lucchetto e catena». Inizialmente l’unico studente a risultare indagato era stato proprio il quindicenne che materialmente aveva chiuso le porte (a suo carico c’è un verbale di sequestro della catena e del lucchetto), ma la relazione dei poliziotti della Digos unita alle testimonianze raccolte sul posto hanno finito per estendere il provvedimento a dieci ragazzi (otto minori e due maggiorenni), che devono rispondere di occupazione arbitraria di pubblico edificio. Il fatto di aver evitato di chiudere tutti gli ingressi della scuola ha risparmiato loro il rischio di un’ulteriore contestazione per sequestro o violenza privata. Gli interrogatori proseguiranno nei prossimi giorni, contando di terminarli prima della pausa natalizia. Gli atti poi verranno trasmessi alla procura dei Minori (e a quella ordinaria nel caso dei due maggiorenni) per una valutazione che potrà sfociare in una richiesta di archiviazione o di rinvio a processo. «Non parlo dell’interrogatorio, ci sono indagini in corso -precisa l’avvocato Antonella Martina, legale del secondo indagato (una studentessa) convocato ieri in questura – Quello che posso dire è che si è trattato di un’azione del tutto pacifica, senza danneggiamenti, senza condotte aggressive o ingiuriose. I ragazzi volevano semplicemente manifestare il loro diritto di critica».
Tra qualche giorno sarà interrogato il quindicenne che, stando alla ricostruzione, ha chiuso i cancelli: «Risponderemo a tutte le domande affrontando la situazione in modo responsabile – chiarisce l’avvocato Marina Prosperi – Nessuno si aspettava un’accusa così pesante considerato che il tutto è durato non più di 15 minuti e si configura al massimo come un tentativo di occupazione. Nessuno è stato costretto all’interno della scuola, una delle entrate è sempre rimasta fruibile».(a.m.)
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