L'imitatore di Ingroia, la controfigura di Mentana e la macchietta degli avvocati.
Il candidato Ingroia propone l'abolizione dell'appello ma evita di argomentare, ammiccando agli avvocati penalisti timorosi di perdere lavoro. Enrico Mentana non lo incalza. Ma forse non era un'intervista sulla giustizia. Forse era uno spettacolo di Crozza.
Abolizione dell’appello: da Mentana è Ingroia che imita Crozza.
In una campagna elettorale in cui il tema delle riforme di giustizia viene in genere maltrattato, il meno che ci si poteva aspettare da un giornalista di vaglia come Enrico Mentana, era un invito ad Antonio Ingroia ad esporre con chiarezza il contenuto di alcune delle paradossali idee che propaganda, come quella di abrogare il giudizio di appello.
Invece, di fronte all'affermazione dell’ex pm - che senza riuscire a spiegare si limitava a rispondere che a contrastare questa assurdità sarebbero solo le Camere Penali - Mentana è stato al gioco, traducendo l'affermazione del candidato nel trito clichè degli avvocati che sono contro per ragioni di bottega preoccupati di perdere, con l’appello, qualche occasione di lavoro.
Con ciò è sfumata l’occasione di ricordare al candidato non solo le serie ragioni giuridiche che militano contro questa boutade - e si ritrovano in qualsiasi documento licenziato dall’Unione Camere Penali Italiane da una ventina di anni ad oggi – ma anche, molto più semplicemente, che senza l’appello Enzo Tortora sarebbe morto “camorrista”.
Destino infame che toccherebbe ogni anno - se la proposta di Ingroia diventasse legge - anche a molti altri cittadini le cui condanne, sbagliate, vengono riformate dalle Corti di Appello.
Ma se il giornalista, per parafrasare la rozza logica che tanto piace a certi procuratori, “poteva non sapere”, Ingroia invece ben conosce quelle motivazioni e la loro fondatezza, condivisa dai migliori giuristi, anche quelli che di processi non vivono. Lui, almeno, avrebbe dovuto rifiutare la scorciatoia banalizzante, precisando il proprio pensiero attraverso la confutazione dei motivi - serissimi - che gli vengono opposti dagli avvocati penalisti italiani nell’interessi di tutti i cittadini.
Invece no. Il candidato ha condiviso al volo una scorciatoia così triviale e, sfoderando il suo sorriso ammiccante – quello che allude ma non dice per mancanza di argomenti - si è trasformato nella sua più riuscita imitazione: Crozza.
Solo che non ha fatto ridere.
La Giunta
Roma, 22 febbraio 2013
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