L’imposta di soggiorno, ovvero un preciso esempio della burocrazia italiana e della sua complessità. Regole che cambiano da regione a regione, importi ed esenzioni che variano a seconda del territorio, differenti modalità di applicazione, province che la prevedono e altre che non lo fanno. Per avere una visione di insieme del contributo di soggiorno in Italia è necessario studiare diverse normative comunali e regionali, in quanto le disposizioni di base sono uguali per tutto il territorio italiano, ma le modalità di applicazione no.
L’imposta di soggiorno è un’imposta che grava sulle spalle di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive, ovvero non viene pagata dal proprietario dell’albergo o dell’appartamento ma direttamente da chi soggiorna nello stesso. Il contributo, secondo la legge, può essere applicato fino a un massimo di cinque euro a notte (tranne che a Roma, dove può arrivare ai dieci euro a notte). Il gettito ricavato è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, tra cui il recupero dei beni culturali e ambientali locali. Fin qui le regole sono uguali in tutta Italia. Ma, come detto, sono diverse le sfaccettature che contraddistinguono il contributo da regione a regione, tra cui prezzi, esenzioni, termini temporali. Inoltre, esistono città dove l’imposta non è prevista, come Bari o Cagliari
fonte:www.italiaoggi.it/Città che vai imposta di soggiorno che paghi - News - Italiaoggi
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lunedì 21 agosto 2017
Città che vai imposta di soggiorno che paghi

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