lunedì 30 dicembre 2024

Alcoltest: rifiuto e diritto all’avvocato

Rifiutare l’alcoltest è reato. La Cassazione chiarisce che, in caso di rifiuto, non è necessario l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore.

La polizia può sottoporre l’automobilista all’alcoltest senza bisogno di una motivazione e senza dover dimostrare la sussistenza di indizi dello stato di alterazione. Il conducente non può opporsi all’etilometro: diversamente risponde del reato di guida in stato di ebbrezza, con applicazione delle sanzioni più gravi (quelle per chi viene trovato con un tasso superiore a 1,5 gr/l).

In questo articolo, analizzeremo una recente sentenza della Cassazione (n. 47324/2024) che chiarisce un aspetto importante del diritto alla nomina di un avvocato di fiducia in caso di rifiuto dell’alcoltest.

Rifiuto dell’alcoltest: le conseguenze

Rifiutarsi di sottoporsi all’alcoltest è un reato, punito con sanzioni severe:

ammenda da 1.500 a 6.000 euro; arresto da 6 mesi a 1 anno; sospensione della patente da 1 a 2 anni; confisca del veicolo se di proprietà del conducente.

La Cassazione ritiene tuttavia applicabile il beneficio della particolare tenuità del fatto, se non si sono provocati incidenti e se la condotta di guida non era da giudicare pericolosa. In tale ipotesi vengono applicate solo le sanzioni amministrative e non anche quelle penali (ammenda e arresto).

Il diritto alla nomina di un avvocato

In generale, durante un accertamento come l’alcoltest, il conducente ha il diritto di farsi assistere da un difensore. Ciò è garantito dall’articolo 114 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura penale. A tal fine, la polizia deve comunicare all’automobilista la possibilità di nominare un proprio avvocato e di chiamarlo affinché questi intervenga.

Che succede se l’avvocato non risponde al telefono o non fa in tempo ad arrivare?

Consentire al conducente di nominare un difensore non significa però che la polizia debba necessariamente attendere il suo arrivo. Diversamente l’esito del test potrebbe essere pregiudicato: difatti, il decorso del tempo può far decrescere il tasso di alcol e falsare il risultato dell’alcoltest.

Dunque se il legale non fa in tempo ad arrivare o non risponde al telefono, gli agenti possono procedere alla verifica del tasso di alcol nel sangue del conducente ed elevare nei suoi confronti il verbale. Ecco perché è sempre meglio nominare, come proprio difensore, un soggetto facilmente reperibile e non troppo distante dal posto di controllo.

In caso di rifiuto dell’alcoltest ho diritto a nominare l’avvocato?

La Corte di Cassazione ha precisato che l’avviso alla nomina di un difensore non si applica in caso di rifiuto dell’alcoltest. In altri termini, se il conducente non intende sottostare all’esecuzione dell’etilometro, la polizia non deve fornire l’avviso della possibilità di farsi assistere da un avvocato.

Nel caso analizzato dalla Corte, una conducente coinvolta in un incidente stradale si era rifiutata di sottoporsi agli esami per verificare il tasso alcolemico. Il Tribunale l’aveva assolta, ritenendo che il rifiuto non fosse valido perché la polizia non l’aveva informata del diritto all’assistenza di un difensore.

I giudici supremi hanno però ribaltato la sentenza, chiarendo che l’obbligo di avviso del diritto al difensore non sussiste in caso di rifiuto dell’alcoltest.

Perché non è necessario l’avviso in caso di rifiuto?

La Cassazione ha spiegato che il diritto all’assistenza di un difensore è previsto per garantire che l’accertamento (l’alcoltest) sia condotto nel rispetto dei diritti della persona. Tuttavia, se il conducente si oppone a tale esame, il reato si considera già consumato nel momento stesso del rifiuto, e quindi l’avviso diventa superfluo.

L’avviso è obbligatorio solo quando la polizia richiede al conducente di effettuare l’alcoltest o ad altri esami per verificare lo stato di ebbrezza.

Cosa succede se la polizia non mi avvisa del diritto al difensore?

Se la polizia non ti avvisa e tu ti sottoponi all’alcoltest, i risultati potrebbero essere invalidati nel corso del processo penale.

venerdì 18 ottobre 2024

Ferrara: Violentò minore in auto. Condanna a dieci anni per il pedofilo seriale

Ieri la sentenza del Tribunale nei confronti uno straniero di 32 anni. Al termine dell’udienza la vittima, ora maggiorenne, ha pianto. É stata riconosciuta una provvisionale di cinquantamila euro.

Pochi minuti dopo avere ascoltato la sentenza di condanna a dieci anni di reclusione per l’uomo finito a processo dopo averlo violentato, lui, la giovane vittima, è corso fuori dall’auto della Corte di Assise, in lacrime e ha abbracciato un’amica che lo stava aspettando. Una liberazione , otto anni dopo quella notte da incubo a Ferrara. La sentenza di condanna per Bruno Minutie, cittadino bulgaro di 32 anni, già detenuto per altro reato è stata letta ieri pochi minuti prima delle 13, dal presidente del Collegio, giudice Piera Tassoni. Oltre gli anni di reclusione – un anno in più di quelli che erano stati chiesti dal pubblico ministero Andrea Maggioni – sono state comminate pene accessorie, come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minori. Oltre al risarcimento dei danni, da calcolare in separata sede, ma intanto riconosciuta una provvisionale di cinquantamila euro. Si è chiusa così la vicenda giudiziaria di primo grado che ruota attorno all’abuso sessuale subìto dal giovane, all’epoca minorenne, che aveva cercato e trovato un passaggio sulla piattaforma online, ’Blablacar’.

La storia. All’epoca dei fatti, era gennaio 2016, la vittima aveva quindici anni e fu agganciata dall’imputato, che gli offrì un passaggio tramite la piattaforma ‘Blablacar’. E poi, una volta in auto insieme, lo straniero ha abusato sessualmente di lui. Girando anche un video che poi gli è servito per ricattare il giovane. Costringendolo a inviare sempre nuovi video dal contenuto hard. Una spirale dalla quale la vittima ha avuto la forza di uscire sporgendo denuncia, alcuni anni dopo. Non solo. Nel corso del processo che si è chiuso ieri, il giovane stuprato (assistito dall’avvocato Emiliano Mancino) ha dovuto ripercorrere quella sera, raccontandone i passaggi al Collegio. Che a prenderlo con l’auto era arrivato l’imputato e che poi, una volta insieme, lo avrebbe violenta sul sedile posteriore della vettura, dopo averlo legato con un laccio da scarpe. Finita la violenza, sarebbero iniziati i ricatti.

Il testimone. Nell’udienza precedente aveva testimoniato un detenuto, un ex compagno di cella del trentaduenne. "Abbiamo condiviso tre mesi – ha raccontato al Collegio giudicante – da aprile a giugno scorsi nel carcere di Belluno. Ho all’inizio detto che lo avrei aiutato, ma gli ho chiesto di raccontarmi dettagli, altrimenti non avrei potuto farlo". Dettagli che poi il detenuto, per "senso di giustizia e per alcuni comportamenti ricevuti" ha invece utilizzato contro di lui. Frammenti di che cosa sarebbe accaduto ben otto anni e mezzo fa. "L’imputato mi ha spiegato - ha proseguito l’ex compagno di cella – del rapporto sessuale e ha aggiunto ’A quel f..... sicuramente è pure piaciuto’. E poi continuava a chiedere se una volta cancellato un account si riesce a risalire a chi lo ha attivato". Esprimo grande soddisfazione per l’entità della pena inflitta. Soddisfazione non solo professionale ma anche umana – ha commentato l’avvocato Mancino – perché so quanto ha sofferto il mio assistito in questi anni. Finalmente può lasciarsi questa brutta storia alle spalle".



© Riproduzione riservata Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/violento-minore-in-auto-si-erano-conosciuti-su-piattaforma-online-condanna-a-dieci-anni-4b2c44b9?fbclid=IwY2xjawF_cfhleHRuA2FlbQIxMQABHXJWLNtN9GLHnQ5oFgUf4-UUCMsTn-hfLvhA3nkrLTKSa7cPfhit9ZX8Sw_aem_kdWeZBUjw6RbIq7gdx-YXA 


mercoledì 11 settembre 2024

Abusi su un minore, si difende in aula a Ferrara: «L’ho adescato ma non violentato»

 Ha salutato la presidente del collegio giudicante con un «vostro onore», come nei film americani. Ha proseguito, come nei film americani, in una specie di autodifesa, consultando atti, chiedendo acquisizioni di lettere, contestando le dichiarazioni altrui, spogliandosi della camicetta per far vedere che non aveva i tatuaggi che gli erano stati attributi, salvo un colpo di scena.

Sembrava una messa in scena studiata, l’esame reso da Bruno Minute, 31enne di origini bulgare, con un passato abusi subiti e problemi psichiatrici (non tali da renderlo incapace di intendere e volere), a processo per aver adescato, violentato e ricattato un ragazzo (parte civile tramite l’avvocato Emiliano Mancino) che all’epoca dei fatti, parliamo del 2016, era minorenne e non privo di altre fragilità. Minute - che è in carcere per altri episodi simili di adescamento e ricatto compiuti in maniera seriale nel Nord Italia - ha negato di aver mai violentato il ragazzo, pur ammettendo le chat a sfondo sessuale con lui, nate, sostiene, dopo averlo agganciato con un profilo falso su Facebook, e le minacce: quella della diffusione dei video in cui la vittima doveva compiere atti sessuali, se non ne avesse prodotti di altri.

Tutte originate da un video, che nella tesi d’accusa è quello della violenza, che però non è stato ritrovato nel cellulare di Minute. L’imputato ha contestato che il violentatore che il ragazzo avrebbe riconosciuto sia proprio lui - anche se ieri ha confermato «al 100%» che era lui - affermando che, a differenza di quanto aveva descritto lui non ha tatuaggi sulle braccia. Per dimostrarlo prima ha tirato su le maniche della camicia, mostrando avambracci liberi da disegni. Poi è stato invitato a togliersi la camicia del tutto. Un tatuaggio è spuntato sulla spalla destra, in discesa verso il bicipite: una madonna. La vittima non l’ha riconosciuto, lui ricordava che era un animale. E mentre Minute si stava per rivestire, è stato l’intervento di una cancelliera a rovinargli lo spettacolo: «C’è un tatuaggio sulla spalla destra». Era una testa di capra, «un capricorno». «Eccolo», ha detto a voce alta la vittima mentre Minute si girava per mostrare il disegno al tribunale. Altro show. L’invio alla procura di una missiva con richiesta di far testimoniare il suo compagno di cella, al quale aveva fatto confessioni. Ma questi ha scritto alla procura, sostenendo di essere convinto che Minute fosse colpevole. I due verranno messi a confronto l’11 settembre.

fonte: https://www.lanuovaferrara.it/ferrara/cronaca/2024/06/26/news/abusi-su-un-minore-si-difende-in-aula-a-ferrara-l-ho-adescato-ma-non-violentato-1.100545170

sabato 25 maggio 2024

QUANTO COSTA RIVOLGERSI AD UN AVVOCATO?

Sono in tanti a chiedermi quanto costa rivolgersi ad un avvocato, interessati e preoccupati (ahimè!) più dell'aspetto economico che di quello professionale.

Come regola generale da adottare prima di dare un incarico, è bene chiedere la stesura di un preventivo consono al caso. Questo tipo di servizio è solitamente offerto gratuitamente, poiché rientra nei diritti basilari del cliente.

Bisogna tener ben presente che affidare un problema legale ad un abile professionista può, nella gran parte dei casi, condizionare decisamente l’esito finale del processo. Per questa ragione, è raccomandabile l'individuazione dell'avvocato che nel suo curriculum può vantare di avere maturato una importante esperienza sull’argomento in questione. Purtroppo sono moltissimi i professionisti che, pur di accaparrarsi l’occasione di guadagno, provano in tutti i modi ad improvvisarsi specialisti, occhio!

Il costo di un supporto legale è molto mutevole e lo determina la natura del problema per il quale ci si rivolge al professionista ovvero al carico di lavoro da effettuare per far fronte alle esigenze del caso. In linea del tutto orientativa, l’avvocato può richiedere dai 500 ai 1.000 euro per la fase di istruttoria, ossia lo studio preliminare del caso.

Una consulenza isolata può avere la medesima spesa o lievemente maggiore, poiché la continuazione del rapporto professionale non è sicura. Per le fasi seguenti al primo incontro che coinvolgono anche le sessioni di tribunale sarà necessario aggiungere cifre che si aggirano tra 1.500 - 2.000 euro per casi abbastanza semplici.


Alcoltest: rifiuto e diritto all’avvocato

Rifiutare l’alcoltest è reato. La Cassazione chiarisce che, in caso di rifiuto, non è necessario l’avviso della facoltà di farsi assistere d...