venerdì 18 ottobre 2024

Ferrara: Violentò minore in auto. Condanna a dieci anni per il pedofilo seriale

Ieri la sentenza del Tribunale nei confronti uno straniero di 32 anni. Al termine dell’udienza la vittima, ora maggiorenne, ha pianto. É stata riconosciuta una provvisionale di cinquantamila euro.

Pochi minuti dopo avere ascoltato la sentenza di condanna a dieci anni di reclusione per l’uomo finito a processo dopo averlo violentato, lui, la giovane vittima, è corso fuori dall’auto della Corte di Assise, in lacrime e ha abbracciato un’amica che lo stava aspettando. Una liberazione , otto anni dopo quella notte da incubo a Ferrara. La sentenza di condanna per Bruno Minutie, cittadino bulgaro di 32 anni, già detenuto per altro reato è stata letta ieri pochi minuti prima delle 13, dal presidente del Collegio, giudice Piera Tassoni. Oltre gli anni di reclusione – un anno in più di quelli che erano stati chiesti dal pubblico ministero Andrea Maggioni – sono state comminate pene accessorie, come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minori. Oltre al risarcimento dei danni, da calcolare in separata sede, ma intanto riconosciuta una provvisionale di cinquantamila euro. Si è chiusa così la vicenda giudiziaria di primo grado che ruota attorno all’abuso sessuale subìto dal giovane, all’epoca minorenne, che aveva cercato e trovato un passaggio sulla piattaforma online, ’Blablacar’.

La storia. All’epoca dei fatti, era gennaio 2016, la vittima aveva quindici anni e fu agganciata dall’imputato, che gli offrì un passaggio tramite la piattaforma ‘Blablacar’. E poi, una volta in auto insieme, lo straniero ha abusato sessualmente di lui. Girando anche un video che poi gli è servito per ricattare il giovane. Costringendolo a inviare sempre nuovi video dal contenuto hard. Una spirale dalla quale la vittima ha avuto la forza di uscire sporgendo denuncia, alcuni anni dopo. Non solo. Nel corso del processo che si è chiuso ieri, il giovane stuprato (assistito dall’avvocato Emiliano Mancino) ha dovuto ripercorrere quella sera, raccontandone i passaggi al Collegio. Che a prenderlo con l’auto era arrivato l’imputato e che poi, una volta insieme, lo avrebbe violenta sul sedile posteriore della vettura, dopo averlo legato con un laccio da scarpe. Finita la violenza, sarebbero iniziati i ricatti.

Il testimone. Nell’udienza precedente aveva testimoniato un detenuto, un ex compagno di cella del trentaduenne. "Abbiamo condiviso tre mesi – ha raccontato al Collegio giudicante – da aprile a giugno scorsi nel carcere di Belluno. Ho all’inizio detto che lo avrei aiutato, ma gli ho chiesto di raccontarmi dettagli, altrimenti non avrei potuto farlo". Dettagli che poi il detenuto, per "senso di giustizia e per alcuni comportamenti ricevuti" ha invece utilizzato contro di lui. Frammenti di che cosa sarebbe accaduto ben otto anni e mezzo fa. "L’imputato mi ha spiegato - ha proseguito l’ex compagno di cella – del rapporto sessuale e ha aggiunto ’A quel f..... sicuramente è pure piaciuto’. E poi continuava a chiedere se una volta cancellato un account si riesce a risalire a chi lo ha attivato". Esprimo grande soddisfazione per l’entità della pena inflitta. Soddisfazione non solo professionale ma anche umana – ha commentato l’avvocato Mancino – perché so quanto ha sofferto il mio assistito in questi anni. Finalmente può lasciarsi questa brutta storia alle spalle".



© Riproduzione riservata Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/violento-minore-in-auto-si-erano-conosciuti-su-piattaforma-online-condanna-a-dieci-anni-4b2c44b9?fbclid=IwY2xjawF_cfhleHRuA2FlbQIxMQABHXJWLNtN9GLHnQ5oFgUf4-UUCMsTn-hfLvhA3nkrLTKSa7cPfhit9ZX8Sw_aem_kdWeZBUjw6RbIq7gdx-YXA 


mercoledì 11 settembre 2024

Abusi su un minore, si difende in aula a Ferrara: «L’ho adescato ma non violentato»

 Ha salutato la presidente del collegio giudicante con un «vostro onore», come nei film americani. Ha proseguito, come nei film americani, in una specie di autodifesa, consultando atti, chiedendo acquisizioni di lettere, contestando le dichiarazioni altrui, spogliandosi della camicetta per far vedere che non aveva i tatuaggi che gli erano stati attributi, salvo un colpo di scena.

Sembrava una messa in scena studiata, l’esame reso da Bruno Minute, 31enne di origini bulgare, con un passato abusi subiti e problemi psichiatrici (non tali da renderlo incapace di intendere e volere), a processo per aver adescato, violentato e ricattato un ragazzo (parte civile tramite l’avvocato Emiliano Mancino) che all’epoca dei fatti, parliamo del 2016, era minorenne e non privo di altre fragilità. Minute - che è in carcere per altri episodi simili di adescamento e ricatto compiuti in maniera seriale nel Nord Italia - ha negato di aver mai violentato il ragazzo, pur ammettendo le chat a sfondo sessuale con lui, nate, sostiene, dopo averlo agganciato con un profilo falso su Facebook, e le minacce: quella della diffusione dei video in cui la vittima doveva compiere atti sessuali, se non ne avesse prodotti di altri.

Tutte originate da un video, che nella tesi d’accusa è quello della violenza, che però non è stato ritrovato nel cellulare di Minute. L’imputato ha contestato che il violentatore che il ragazzo avrebbe riconosciuto sia proprio lui - anche se ieri ha confermato «al 100%» che era lui - affermando che, a differenza di quanto aveva descritto lui non ha tatuaggi sulle braccia. Per dimostrarlo prima ha tirato su le maniche della camicia, mostrando avambracci liberi da disegni. Poi è stato invitato a togliersi la camicia del tutto. Un tatuaggio è spuntato sulla spalla destra, in discesa verso il bicipite: una madonna. La vittima non l’ha riconosciuto, lui ricordava che era un animale. E mentre Minute si stava per rivestire, è stato l’intervento di una cancelliera a rovinargli lo spettacolo: «C’è un tatuaggio sulla spalla destra». Era una testa di capra, «un capricorno». «Eccolo», ha detto a voce alta la vittima mentre Minute si girava per mostrare il disegno al tribunale. Altro show. L’invio alla procura di una missiva con richiesta di far testimoniare il suo compagno di cella, al quale aveva fatto confessioni. Ma questi ha scritto alla procura, sostenendo di essere convinto che Minute fosse colpevole. I due verranno messi a confronto l’11 settembre.

fonte: https://www.lanuovaferrara.it/ferrara/cronaca/2024/06/26/news/abusi-su-un-minore-si-difende-in-aula-a-ferrara-l-ho-adescato-ma-non-violentato-1.100545170

sabato 25 maggio 2024

QUANTO COSTA RIVOLGERSI AD UN AVVOCATO?

Sono in tanti a chiedermi quanto costa rivolgersi ad un avvocato, interessati e preoccupati (ahimè!) più dell'aspetto economico che di quello professionale.

Come regola generale da adottare prima di dare un incarico, è bene chiedere la stesura di un preventivo consono al caso. Questo tipo di servizio è solitamente offerto gratuitamente, poiché rientra nei diritti basilari del cliente.

Bisogna tener ben presente che affidare un problema legale ad un abile professionista può, nella gran parte dei casi, condizionare decisamente l’esito finale del processo. Per questa ragione, è raccomandabile l'individuazione dell'avvocato che nel suo curriculum può vantare di avere maturato una importante esperienza sull’argomento in questione. Purtroppo sono moltissimi i professionisti che, pur di accaparrarsi l’occasione di guadagno, provano in tutti i modi ad improvvisarsi specialisti, occhio!

Il costo di un supporto legale è molto mutevole e lo determina la natura del problema per il quale ci si rivolge al professionista ovvero al carico di lavoro da effettuare per far fronte alle esigenze del caso. In linea del tutto orientativa, l’avvocato può richiedere dai 500 ai 1.000 euro per la fase di istruttoria, ossia lo studio preliminare del caso.

Una consulenza isolata può avere la medesima spesa o lievemente maggiore, poiché la continuazione del rapporto professionale non è sicura. Per le fasi seguenti al primo incontro che coinvolgono anche le sessioni di tribunale sarà necessario aggiungere cifre che si aggirano tra 1.500 - 2.000 euro per casi abbastanza semplici.


sabato 23 marzo 2024

Responsabilità professionale medica, stop alle "liti temerarie" contro i medici

 Stop alle "liti temerarie" contro i medici: su 100 cause per responsabilità professionale, nel penale, solo il 5% porta a una condanna. La “Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica”, istituita circa un anno fa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, e guidata dal magistrato Adelchi d’Ippolito, è arrivata "all'ultimo miglio". Tra le misure individuate dalla commissione, per correggere la legge 24 del 2017 (la cosiddetta Legge Gelli-Bianco) e ridurre così il numero delle cause, c'è proprio l’introduzione dell’istituto della lite temeraria, grazie al quale si dovrebbe riuscire a contenere il fenomeno delle denunce (molto spesso viene avviato un processo penale contro un medico, salvo poi ritirare la denuncia quando si è addivenuti a una transazione economica). "Da statistiche ufficiali su 100 denunce contro medici per responsabilità professionale, nel penale, la percentuale delle condanne è al di sotto del 5%", ha spiegato al Senato Adelchi d'Ippolito, intervenendo a Roma a un convegno su "Colpa Medica: dalla medica difensiva alla medicina preventiva", organizzato da Valore, nel contesto del Forum Valore Club, su iniziativa dei senatori di Fratelli d’Italia Raoul Russo e Gianni Berrino. "Le 95 assoluzioni però, non è come se non fosse accaduto nulla; quelle denunce hanno comunque lasciato nel medico una traccia profonda, lo hanno reso preoccupato, costringendolo alla medicina difensiva, con i maggiori costi che questa rappresenta per la sanità pubblica". "Non si può seguire la strada della depenalizzazione, perché comunque bisogna lasciare al cittadino una tutela piena davanti al giudice. Occorre però trovare un punto di equilibrio perfetto. Vogliamo quindi introdurre degli istituti che puntino a ridurre le denunce nei confronti dei medici", ha aggiunto d'Ippolito.

Tra le modifiche alla legge Gelli Bianco, la commissione starebbe pensando quindi a un intervento sulle consulenze tecniche, cercando di innalzare il livello di terzietà ed equidistanza di questi da pm e paziente, limitando il fenomeno delle numerose nomine che riguardano sempre i medesimi professionisti a discapito di una reale indipendenza di giudizio. Infine la commissione punta a ribaltare, nelle cause civili, l’onere della prova ponendola in capo al ricorrente e non più al medico o alla struttura sanitaria. 

Passare dalla logica del risarcimento del danno a quella dell'indennità

Una delle ipotesi che da molti addetti ai lavori è stata portata avanti è quella di rivedere il principio del risarcimento del danno e trasformarlo in un maccnismo di indennizzo, come avvenuto peraltro di recente con le controversie relative al Covid.  “La responsabilità medica è un sistema complesso dove la specificità dell’atto medico si intreccia con l’evoluzione normativa e giurisprudenziale, i cambiamenti socio-culturali e, non da ultimo, l’impatto delle nuove tecnologie.” – ha deetto il Dott. Francesco de Micco, clinical risk manager della Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico – “ In quest’ottica, è necessario promuovere una sempre maggiore umanizzazione delle cure per recuperare pienamente l’alleanza terapeutica, rispetto alla quale una relazione tra medico e paziente fondata sulla fiducia si pone come un prerequisito irrinunciabile".

Il Prof. Giuseppe Vetrugno, Associato di Medicina Legale e Responsabile dell'UOS Risk Management presso la Fondazione Policlinico Universitario "A. Gemelli" IRCCS, ha evidenziato l'evoluzione del concetto di rischio clinico e la necessità di adottare approcci radicalmente diversi nella gestione degli errori in medicina. Ha inoltre esposto la complessità normativa e giurisprudenziale che circonda la responsabilità medica, sottolineando l'importanza di un'azione legislativa mirata a favorire una gestione del rischio più efficace e equa.

“La logica sottesa alle norme penali che definiscono la colpa medica, persegue obiettivi e utilizza strumenti affatto diversi rispetto a quelli propri della gestione del rischio sanitario. Ciò rappresenta un ostacolo all’apprendimento organizzativo e all’utilizzo di strumenti di analisi del rischio di tipo proattivo. Inoltre, incoraggia la medicina difensiva e compromette ulteriormente l’alleanza terapeutica tra operatori sanitari e persone assistite.”- ha dichiarato Giuseppe Sabatelli, Coordinatore del Centro Regionale Rischio Clinico (CRRC) della regione Lazio – “ È pertanto auspicabile la ricerca di soluzioni alternative al solo diritto penale al fine di perseguire la migliore tutela delle persone assistite, degli operatori e delle organizzazioni, nonché assicurare la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.”

Per Francesco Napolitano, avvocato assicurativo e founder dello studio legale NapolitanoLex, ha sottolineato come in tema di indicazione dei massimali sia opportuno un meccanismo bonus-malus per sinistri non denunciati e quanti si chiudono con rigetto della richiesta. Un meccanismo di premio in diminuzione per analisi e gestione rischio e cause. La scelta deve risultare da apposita delibera aziendale, che specifica motivazioni e modalità di operatività. Infine la costituzione fondo al termine di ogni esercizio sulla base dei rischi/sinistri individuabili, utilizzabile solo per risarcimento dei danni individuati; in caso di insufficienza deve essere subito ricostituito ovvero stipulata una polizza assicurativa; I protocolli di gestione, compiutamente declinati in polizza, garantiscono massima collaborazione ed efficienza tra compagnia ed assicurato nella gestione del sinistro, anche ai fini di formulare un’offerta condivisa, sia in caso di auto-ritenzione che di franchigia contrattuale.

Diversi gli esperti che si sono confrontati sulla necessità di riformare il sistema sanitario in direzione di una pratica medica più consapevole, orientata alla prevenzione e alla promozione della salute, piuttosto che alla difesa legale retroattiva. "Questa iniziativa si inserisce in un più ampio progetto promosso da Valore volto a portare l'attenzione dei decisori politici, mondo professionale e società di assicurazioni e gestori di fondi sanitari sull'agenda di una più completa riforma della responsabilità medica e della sostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale" ha detto Stefano Ronchi, Ceo di Valore.

fonte:italiaoggi.it


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