venerdì 18 novembre 2016

Niente stipendio, non punibili i messaggi rancorosi all’ex datore di lavoro

Retribuzione mai percepita. Scontata la reazione del dipendente nei confronti del suo ex datore di lavoro, bombardato con messaggi pieni di rancore. Per quanto la condotta tenuta dal lavoratore sia poco elegante, essa non è punibile.
Reazione. Il contenuto degli scritti ricevuti sul proprio cellulare è stato valutato dal datore di lavoro come «minaccioso». Ecco spiegata la citazione in giudizio nei confronti del suo ex dipendente, finito sotto accusa per «i delitti di ingiuria minaccia».
A sorpresa, però, sia il Giudice di pace che il Tribunale ritengono non punibile il lavoratore. In sostanza, i magistrati ritengono impossibile parlare di reali «minacce» ai danni dell’imprenditore, da un lato, e, dall’altro, spiegano che la condotta tenuta dall’ex dipendente è stata «frutto di uno sfogo incontrollato, derivante da una situazione esacerbata» e quindi va valutata come «reazione a una provocazione».
E questa visione è condivisa ora dai giudici della Cassazione, che confermano l’assoluzione del lavoratore con la sentenza n. 48245/2016 depositata il 15 novembre scorso.
Decisiva la ricostruzione della vicenda. In sintesi, «dopo un accordo definito informale», l’imprenditore ha «corrisposto un assegno per l’importo di 5mila euro» all’ex dipendente, che però non ha potuto incassarlo, essendo esso risultato «irregolare». Tale situazione, secondo i magistrati, rende comprensibile la «reazione» del lavoratore, reazione concretizzatasi, come detto, nei «messaggi astiosi» inviati al vecchio datore di lavoro.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Niente stipendio, non punibili i messaggi rancorosi all’ex datore di lavoro - La Stampa

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