domenica 18 settembre 2016

Figlio disabile e moglie a lavoro: niente domiciliari per il detenuto

Situazione familiare difficile a casa: figlio disabile a casa e moglie obbligata a lavorare. Ciò nonostante, l’uomo, rinchiuso in carcere, non può puntare alla detenzione domiciliare. Non vi è una situazione di emergenza tale da renderne necessaria la presenza tra le mura domestiche. Ciò perché alla gestione familiare possono contribuire i genitori di lui e i genitori della coniuge. Lo ha affermato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 37859/16, sezione prima penale, depositata il 12 settembre.
Casa. Posizione difficile per l’uomo: è in carcere a scontare «sedici anni di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione», e, allo stesso tempo, si ritrova con una situazione familiare difficile. Più precisamente, a casa ha «un figlio di 11 anni, portatore di grave handicap» che necessita di assistenza continua, e sua moglie deve non solo badare al ragazzo ma anche mantenere il proprio lavoro.
A fronte di questo quadro, l’uomo chiede di poter essere ammesso alla «detenzione domiciliare speciale», così da poter offrire un sostegno al figlio e alla moglie.
Per i giudici del Tribunale di sorveglianza, però, non vi era una situazione di emergenza. Soprattutto perché la donna «è costantemente supportata dalla famiglia di origine e dalla famiglia» del detenuto.
Famiglia. E anche in Cassazione la richiesta avanzata dal detenuto viene ritenuta eccessiva. Confermato, quindi, il ‘no’ all’ipotesi della «detenzione domiciliare speciale».
Pure per i magistrati, difatti, non si può parlare di «assoluta concreta impossibilità della moglie di occuparsi del figlio», nonostante ella sia impegnata «nello svolgimento di un lavoro che la teneva fuori dalla abitazione». In particolare, viene evidenziato, alla luce delle «relazioni fatte dal Servizio sociale», che i genitori della coppia «seguivano con assiduità il percorso del ragazzo e prestavano tutta l’assistenza imposta dai doveri di solidarietà familiare».
Così la «famiglia allargata», accudendo «anche materialmente il ragazzo», può rendere meno gravosi i compiti della donna, consentendole di «prestare attività lavorativa» regolarmente. Tutto ciò rende non necessaria la presenza del detenuto a casa.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Figlio disabile e moglie a lavoro: niente domiciliari per il detenuto - La Stampa

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