venerdì 13 maggio 2016

Convive con la madre ma è inserito nel mondo del lavoro: mantenimento paterno a rischio

Lui pensionato, lei precaria e in condizioni fisiche precarie. Situazione difficile per entrambi gli ex coniugi, ma è giusto che l’uomo aiuti, seppur con un contributo minimo, la ex moglie. Discorso diverso, invece, per quanto concerne il figlio, che è maggiorenne e che ha già un’occupazione. Davvero difficile capire perché il padre debba continuare a versargli l’assegno di mantenimento…
Assegni. Una volta ufficializzata la rottura del matrimonio, vengono definiti i rapporti economici. E su questo fronte l’uomo si ritrova a dover versare «un assegno divorzile» – da «300 euro mensili» – all’ex moglie e «270 euro come contributo mensile al mantenimento del figlio maggiorenne» e convivente con la madre.
Decisiva, per i giudici del Tribunale, «la sproporzione delle condizioni economiche» degli ex coniugi. E significativo è «il mancato raggiungimento dell’indipendenza economica» da parte del figlio maggiorenne.
In appello gli equilibri mutano, seppur in maniera minima. I giudici riducono «a 200 euro l’assegno divorzile» e «a 150 euro il contributo» per il figlio. Tale decisione si poggia su una considerazione: l’ex marito è «pensionato» e deve far fronte all’«esborso mensile di 600 euro per canone locatizio».
Condizioni. E ora, nel contesto della Cassazione, l’uomo ottiene con la sentenza n. 9365 del 9 maggio un’ulteriore soddisfazione. Viene messo in discussione, difatti, «l’obbligo di contribuzione al mantenimento del figlio maggiorenne».
Tale obbligo, secondo i Magistrati, fa a cazzotti col «pluriennale inserimento» del ragazzo nel «mondo del lavoro». E appare fragile l’ipotesi di una sua «condizione di non autosufficienza» economica.
Su questo fronte sarà necessario un approfondimento da parte dei giudici d’appello, anche se sembra davvero a rischio la cifra incassata sino ad oggi dal giovane.
Resta invece confermato l’obbligo dell’uomo nei confronti dell’ex moglie: dovrà continuare a versarle un «assegno divorzile» da 200 euro.
Decisivo, in questo caso, il «confronto delle condizioni economiche» dei due coniugi, anche alla luce delle precarie «condizioni di salute» della donna, affetta da una «neoplasia rara e incurabile».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it/Convive con la madre ma è inserito nel mondo del lavoro: mantenimento paterno a rischio - La Stampa

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