sabato 30 gennaio 2016

Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2015

“Vorrei davvero che la cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario non fosse considerata un semplice rito, solenne nella forma ma ripetitivo e perciò inutile nella sostanza, bensì riuscisse a segnare uno spazio di riflessione e di dialogo e a trasmettere alla comunità nazionale un messaggio di speranza, fiducia e impegno per una più feconda stagione della Giustizia”. Questo l'auspicio espresso dal P rimo presidente della Cassazione Giovanni Canzio nella sua Relazione - sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2015 - per l'apertura dell'anno giudiziario 2016 che in corso nell'Aula magna della Suprema Corte alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Per quanto concerne l'immigrazione clandestina secondo Canzio “la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”.
Più in generale per il primo presidente “sarebbe auspicabile, pur nella mutevolezza degli aspetti economico-sociali da cui è contraddistinta la modernità, che il Legislatore evitasse d'intervenire sul tessuto normativo con modifiche troppo frequenti, spesso ispirate a logiche emergenziali poco attente ai profili sistematici dell'ordinamento, rendendo così difficile il formarsi di orientamenti giurisprudenziali di lungo periodo e, per ciò stesso, più stabili e affidabili”.
Arriva poi il richiamo al “rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato” anche nella lotta a “ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista”. “Diversamente tradiremmo la memoria” dei magistrati “caduti in difesa dei più alti valori democratici”.
Sono “efficaci”, invece, i più recenti interventi legislativi “diretti alla riduzione del flusso della domanda” nella giustizia civile, “anche mediante una serie di incentivi per la cosiddetta degiurisdizionalizzazione e la previsione del 'filtro' in appello”. L'effetto positivo è stato quello della “progressiva diminuzione delle iscrizioni” di nuove cause accompagnato da “un tasso di definizioni comunque superiore alle prime e a una consistente diminuzione delle pendenze” negli uffici di merito. Dati “coerenti” con il r apporto 2016 'Doing Business' che, quanto a tempi e costi delle controversie commerciali, colloca l'Italia al 111/mo posto nella graduatoria dei 189 Paesi considerati, “con un miglioramento di 13 posizioni rispetto al precedente anno, pur rilevandosi che i più importanti Stati membri dell'Ue sono collocati in una posizione più alta”, conclude Canzio a questo proposito.
Mentre sull'arretrato la Cassazione versa “in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità”, i dati di fine anno “segnano l'insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività, fino al limite dell'esaurimento delle energie dei magistrati e del personale”. Ormai è a rischio “la qualità della giurisdizione di legittimità”, sommersa da una mole di ricorsi (105mila le cause civili pendenti da oltre tre anni, quelle tributarie sono il 32,7% quelle di lavoro il 14,3%) che ha “proporzioni mostruose” rispetto a quelle, molto esigue, di altre Corti. Se continua così, avverte Canzio, la Cassazione scivolerà sempre più nel “modesto ruolo di Corte di revisione o di terza istanza”, abdicando a quello di 'Corte del precedente'. “Si impone l'urgente e coraggioso avvio di un percorso di autoriforma, mediante l'adozione,anche sperimentale, di misure organizzative interne, radicali e inedite”.
Infine per quanto riguarda il settore penale “il progetto riformatore” messo in campo dal Governo e dal Parlamento “sta dando risultati incoraggianti negli uffici di merito”, mediante le riforme degli istituti della contumacia, della messa alla prova, della particolare tenuità del fatto, e le misure alternative di deflazione al carcere e “più in generale, del sistema sanzionatorio, in una logica prevalente di prevenzione e di depenalizzazione”. Tali effetti positivi non si registrano però in Cassazione dove i ricorsi penali di nuova iscrizione (53.539) superano quelli smaltiti (51.702) nonostante il maggior lavoro dei consiglieri (487 sentenze pro capite contro le 477 del 2014). La pendenza penale ammonta a 35.980 cause e la durata media è di sette mesi e nove giorni (al di sotto della soglia europea). “Irrisorio” il numero delle prescrizioni (677 pari all'1,7% delle definizioni). Altissimo il tasso di inammissibilità (64,2%).

Per leggere la relazione clicca qui: Layout 1

fonte: www.ilsole24ore.com

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