sabato 7 novembre 2015

Matrimonio fittizio con l’extracomunitario irregolare: il compenso minimo non salva la donna

Matrimonio di comodo. Lei, cittadina italiana, convola a giuste – e, soprattutto, convenienti – nozze con un cittadino extracomunitario: incassa denaro e acconsente a diventare ufficialmente moglie dello straniero, presente illegalmente in Italia. Consequenziale la contestazione del delitto di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». E' irrilevante il fatto che il compenso ricevuto dalla donna sia risibile (Cassazione, sentenza 41303/15).

Nessun dubbio, sia chiaro, sulle caratteristiche del «matrimonio» contratto dalla donna con un cittadino extracomunitario, matrimonio evidentemente «fittizio» poiché ella ha tratto «benefici economici» dall’accordo finalizzato alla ufficializzazione delle nozze. Tuttavia, per i giudici di merito va tenuto presente che la somma di denaro percepita dalla cittadina italiana è davvero «modestissima». E a sostegno di questa considerazione viene richiamato un dato di fatto inequivocabile: la donna «versava in evidente stato di indigenza e tale situazione», evidenziano i giudici, «non era mutata affatto dopo il matrimonio».

Una volta delineato questo quadro, è impensabile, secondo i giudici, attribuire alla donna il «reato», ossia trarre «ingiusto profitto dalla condizione di illegalità del coniuge». Anzi, paradossalmente, sono stati i responsabili dell’accordo – l’extracomunitario, affiancato da un italiano – ad approfittare delle «condizioni di estrema indigenza della donna», fornendole «sporadici ed irrisori contributi economici». Per i giudici è la donna ad apparire come «vera vittima dell’illecito patto».

E' chiara la visione tracciata tra Tribunale e Corte d’appello, visione corroborata anche da un controllo effettuato dalle forze dell’ordine, che hanno riferito di «aver trovato la donna in condizioni precarie e disagiate, all’interno di un monolocale col frigorifero completamente vuoto, tanto che a provvedere al suo sostentamento era una vicina di casa». Ma assolutamente opposta è la linea di pensiero dei Giudici della Cassazione, i quali, accogliendo l’obiezione mossa dal Procuratore Generale, ritengono non condivisibile la pronunzia assolutoria che ha salvato la donna.

Condivisibili umanamente le «ragioni» adottate nei giudizi di merito, ma unico dato rilevante in un’aula di giustizia, ribattono i giudici, è il «corrispettivo» ricevuto dalla donna per la «celebrazione del matrimonio fittizio» col cittadino extracomunitario, matrimonio «finalizzato esclusivamente a permettere» all’uomo, «illegalmente dimorante nello Stato», di «ottenere la cittadinanza italiana». Irrilevante, quindi, la «modestia» dei compensi percepiti dalla donna, ora vicina alla condanna, su cui, comunque, dovranno decidere i Giudici d’appello, alla luce delle indicazioni fornite dalla Cassazione.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Matrimonio fittizio con l’extracomunitario irregolare: il compenso minimo non salva la donna - La Stampa

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