lunedì 6 luglio 2015

Crescono i reati via internet

Internet, i social network in particolare, sono vissuti dalla maggior parte delle persone come spazi di libertà, luoghi dove si può dire ed essere tutto ciò che si vuole. La rete, per sua natura, tende ad accogliere l’individuo in una sorta di realtà virtuale, lontana dai problemi, dai dolori e dalle responsabilità della vita reale. Una sorta di second life dove i sogni si affrancano dalla vita di tutti i giorni. Ma è una illusione. Pericolosa. Lo dimostra il fatto che il numero e la gravità dei reati commessi in rete, continuano ad aumentare, anche se due terzi delle persone che subiscono un attacco, almeno in un primo momento, nemmeno se ne accorgono.

L’anonimato, la gratuità, il superamento delle barriere spaziali portano molti a pensare che «in internet faccio quello che voglio». Non è così: la giurisprudenza, che solo pochi anni fa vedeva la rete come un fenomeno difficile anche da capire, ha ormai elaborato, e sta cominciando a definire e ad applicare in modo sempre più convinto, una serie di reati legati proprio all’abuso degli strumenti informatici. Sono stati così identificati nei loro profili giuridici i reati di molestie via Facebook, di atti persecutori a mezzo social, di diffamazione sulla bacheca virtuale, di falso profilo, di pedopornografia, di cyberstalking, di gogna digitale e così via. E non si è mossa solo la giustizia penale, anche i giudici civili hanno ormai precisato percorsi tipici in grado di perseguire le condotte illecite attuate in rete.

L’illusione che basti un nickname per garantire il proprio anonimato è dura a morire, ma non ha fondamento. Chi entra in rete è sempre rintracciabile. Il Far west è finito. Di fatto, chi ha la forza di rivolgersi alla giustizia riesce ormai a trovare qualche risposta concreta.

Gli stupefacenti progressi delle tecnologie informatiche tendono ad abbagliare, invitano ad abbandonare il senso critico e i freni inibitori. Internet ha un’aureola da paese dei balocchi dove tutto è facile, il soddisfacimento immediato. Non tutti si rendono conto che spesso l’informazione gratuita spacciata in rete non è altro che pubblicità camuffata. Oppure che le interazioni tra gli utenti dei social network, apparentemente del tutto spontanee, possono essere manipolate dagli uffici stampa delle aziende che devono presentare nel miglior modo possibile i propri prodotti e nel peggior modo possibile quello dei loro concorrenti. Anche dietro il dibattito politico che si sviluppa sui siti o sui social si celano talvolta istituti specializzati nel pilotare le ondate emotive, con l’obiettivo di massimizzare il consenso per i propri committenti. Una delle attività più lucrative è raccogliere (o rubare) i dati personali per poi ordinarli e rivenderli a caro prezzo come liste di utenti profilati. La truffa, il raggiro, la menzogna, la falsificazione sono online 24 ore su 24. Lo schermo del computer o dello smartphone può creare dipendenza da una realtà consolatoria ma irreale, affievolire il senso critico, disabituare all’uso della memoria, perché tanto c’è la rete che ricorda tutto. Al di là dei reati che, magari in modo non del tutto consapevole, si possono commettere o subire, è proprio questo il punto più delicato. Lo sottolinea anche il Papa nella sua ultima enciclica, Laudato si’, laddove denuncia «la mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale». Che prima o poi presenterà il conto.

fonte: www.italiaoggi.it//Crescono i reati via internet - News - Italiaoggi

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